Una questione maledettamente complicata, che si è ormai
trasformata in un caso internazionale. Spulciando i blog d’oltreoceano,
infatti, non è difficile imbattersi in commenti e reazioni alla polemica
generatasi negli ultimi tempi qui da noi sulle battute, originali o meno, di
Daniele Luttazzi, attaccato da più parti – dalla stampa italiana così come da
orde di fan, o ex fan, in rete, con umori variabili dal deluso all’inferocito –
ed accusato più o meno velatamente di aver plagiato trovate comiche di artisti
del passato, traendone un indebito vantaggio.
Si arriva addirittura (è il caso di Xeni Jardin su
BoingBoing.net) ad invocare l’intervento di una fantomatica agenzia
investigativa per risolvere l’intricato caso, un’agenzia che, facendo il verso
alla reale Interpol, non potrebbe che avere come nome quello di Inter-LOL,
trattandosi di argomento comico (per i meno addentro al linguaggio della rete,
l’espressione LOL è l’acronimo dell’inglese “Laughing Out Loud”, ovvero,
tradotto in maniera letterale, “ridendo rumorosamente”). Come molti già
sapranno, Daniele Luttazzi viene accusato di aver fatto ridere con battute di
altri comici, i cui nomi rispondono tra gli altri a quelli di Bill Hicks, Dan
Savage, Emo Philips, Lewis Black, Robert Schimmel, Jerry Seinfeld, Jay Leno,
George Carlin, David Letterman, Lenny Bruce e molti altri, e in rete si trovano
dettagliate indicazioni e parecchi confronti tra gli originali e le “copie”
attribuite a Luttazzi.
Lui, dal canto suo, pur sollecitato (come successo con
qualcuno ben più potente di lui nel recente passato) a rispondere alle ormai
famose dieci domande (questa volta proposte dall’Unità) per fare luce
sull’accaduto, si limita a rispondere dal suo blog e attraverso un’intervista
rilasciata a Ferruccio Sansa su Il Fatto Quotidiano, e alla domanda sull’essere
un “copione” ammette: “È vero, lo dico da anni, e lo faccio apposta, per
motivi precisi. Non ho mai nascosto nulla”. Fine della storia e ammissione
di colpa? Nemmeno per sogno. Luttazzi infatti continua: “Nessuna battuta di
quelle che cito è plagio, sia perché invito a scoprirle (non è plagio se è
dichiarato, è un gioco intellettuale), sia perché si tratta di calchi o di
riscritture con variazioni e aggiunte, procedimenti legittimi. Buona parte del
repertorio di David Letterman,
ad esempio, si fonda su calchi di vecchie battute di Johnny Carson, aggiornate alla
bisogna. E l’aggiornamento di una battuta generica (calco) è già un
potenziamento, amplificato dall’inevitabile allusione al precedente. È l’arte
del comico”.
Ora, chiunque abbia un po’ di esperienza in campo musicale
(ma il discorso potrebbe allargarsi senza difficoltà anche alle altre
discipline artistiche) sa bene come sia tutt’altro che raro incontrare
citazioni e richiami al lavoro altrui in moltissime composizioni, tanto che in
questo caso particolare si è deciso di fissare una misura precisa oltre la
quale si finisce per incorrere nell’accusa di plagio. Molte fortune sono state
costruite nel tempo proprio richiamando ed adattando alla situazione specifica
(gusti del pubblico, moda musicale del momento) famosissimi lavori del passato.
Gli esempi sono molteplici, e di sicuro
più di qualcuno sarà presente sotto forma di compact disc (o di file audio)
nella libreria musicale di ogni lettore di questo articolo. Il problema semmai
sorge quando a monte non sia fatto alcun tipo di lavoro, e la riproposizione
avvenga senza l’autorizzazione dell’autore originale.
Quello che appare sicuro è che la vicenda non pare essersi chiusa qui,
sotto molti punti di vista, e non rimane che attendere ulteriori
sviluppi. Quel che invece pare essere certo è che il genio è qualcosa di
estremamente raro - ammesso che esista davvero - e che tutte le volte in cui ci
si sbilancia attribuendo a questo o a quello tale appellativo, si rischia di
incorrere in grosse delusioni, quando non si abbia la fortuna di rimanere
illusi.


NOTIZIE
L'intricato caso Luttazzi
Arriva oltreoceano la polemica sul "caso Luttazzi". Davvero tante battute sono copiate?

22.06.2010 - Autore: Francesco Benincasa