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Jacovittissimo!

Un'antologia davvero esauriente per chi vuole conoscere l'evoluzione del disegno e dei personaggi di Jacovitti.

Cocco bill

19.05.2009 - Autore: Roberto Arduini
Jacovittissimo! di Benito Jacovitti Mini antologia a cura di Vezio Melegari Pagine128 Lire 18.000 Edizioni Salani   Una raccolta che parte dalle prime tavole, anzi dalla prima in assoluto realizzata nel maggio del 1945, e giunge fino a quelle del 1997, anno della sua morte. Il pubblico dei lettori di Jac spazia dai bambini agli adulti e questa antologia si offre infatti come divertentissima lettura per tutti. Cavalli che cavalcano cavalli, i famosissimi salami, fiaschi di vino ubriachi, grandi occhi stupiti e immensi nasoni: dal diario di scuola, alle magliette ai poster queste immagini restano indimenticabili nella fantasia di più generazioni di italiani.   \"Io sono un clown, un pagliaccio. Sono orgoglioso di essere un pagliaccio. Sono un matto\", diceva di sé Benito Jacovitti. E come dargli torto. Matto sì, ma con la consapevolezza di essere un genio, ha saputo creare un universo, popolato di quei buffi disegni tra il grottesco e il surreale, che ha riempito mezzo secolo di storia del fumetto. Cip il poliziotto, la signora Carlomagno, Giuseppe, Jak Mandolino, Zorro Kid sono i suoi primi personaggi, quelli che si muovono nel mondo di \"Lisca di Pesce\". Hanno preceduto di molti anni il famoso Cocco Bill, eroe inossidabile comparso per la prima volta nel Diario Vitt del 1950-51, segnando il periodo più fulgido dellera Jacovittiana, vissuta nei quaderni, nei diari e soprattutto nella fantasia di migliaia di scolari. Ma questi storici personaggi erano stati dimenticati, offuscati dalla fama dello strampalato cow-boy. Per questo la casa editrice Salani ha pensato di riportare alla luce il passato di Benito Jacovitti, raccogliendolo in mini-antologie. Vezio Melagri, collaboratore e grande amico del disegnatore, ha curato la ricerca: aneddoti, curiosità, disegni inediti, insomma tutto ciò che appartiene al mondo meno noto del fumettista. Questo è \"Jacovittissimo\", 128 pagine organizzate secondo un preciso percorso filologico da seguire. Si scopre così che a disegnare i primi personaggi è uno Jacovitti appena ventenne, ma con unimpronta già ben definita a testimoniare quella vena graffiante che lo consegnerà alla storia: dalle sue prime vignette, pubblicate da \"Il Brivido\" di Firenze nel 1939, fino alla triste storia a fumetti sul nazismo, \"Ahi Flitt\", del 1945, per poi percorrere gli anni 70. Vena dissacratoria a parte, la vera novità nel mondo del disegno è la comparsa delle donne, con il loro grottesco e goffo modo di mostrarsi femminili, tale da definire una vera e propria saga in gonnella. La raccolta parte dalla signora Carlomagno, antesignana del genere, per poi perdersi negli sberleffi di Genoveffa la Scereffa e Osusanna. \"Ho già in mente afferma Melagri di fare unaltra mini-antologia, una Jacovittissima con tutte le eroine di Jac\". La panoramica di personaggi è vasta, tutti inverosimili e con una loro peculiarità divertente. Come non ricordare, ad esempio, Zorro Kid (1968), leggendario spadaccino che viveva in unepoca immaginaria in cui tutti comunicavano in uno spagnolo maccheronico, ad eccezione del suo fedele servitore che, sapendo leggere ma non scrivere, si esprimeva sempre a fumetti bianchi? Ampio spazio meritano poi le \"jacovittaggini\": salami, vermi, ossa che crescono come fiori, piedi conficcati nel terreno, matite, api, fiaschi, vasi da notte, ragni pelosi, pesci; un universo assurdo che costituiva linconfondibile marchio di fabbrica del disegnatore. Impensabile una vignetta di Jac senza un suo portafortuna, come impossibile non riconoscere quei simboli, parte stessa del suo mondo. E quanta curiosità hanno sempre destato quelle immagini, buttate lì come su un banco di un robivecchi. \"Non cè intervistatore spiega Melagri che non abbia chiesto a Jacovitti il perché di questo presunto horror vacui. In realtà salami e altri \"ingredienti\" sono stati adottati per un motivo molto semplice: fatti i primi, tutti volevano sapere il perché di tanta insistenza\". Insomma, come dire: nulla. O forse tutto. Sono lo scettro di un \"re\" che regala ai suoi sudditi quello che di più prezioso possiede: lo sberleffo e la voglia di prendere tutti in giro. Come quella vola che introdusse tra le righe di una storia di \"Jak Mandolino\" (era il 1956) lintera redazione del Vittorioso, trasformata in quelloccasione in una scalcinata banda di gangster.  
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