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I ragazzi del coro
Film d'esordio di Cristophe Barratier è un omaggio al vecchio cinema francese ed al mondo dell'infanzia. Il film rappresenterà la Francia nella corsa all'Oscar 2005.

12.04.2007 - Autore: Michela Saputi
“Les Choristes – I ragazzi del coro”
Francia 2004; di Cristophe Barratier ,
con Gérard Jugnot, Jean-Baptiste Maunier
Film d’esordio di Cristophe Barratier, che ne firma regia e sceneggiatura, Les Choristes è un omaggio al vecchio cinema francese ed al mondo dell’infanzia.
Una pellicola del tutto particolare nella scena cinematografica contemporanea, che rappresenterà la Francia nella corsa all’Oscar, mentre già vanta il Premio “Percorsi creativi” del Giffoni Film Festival.
Les Choristes è un viaggio a ritroso nell’infanzia, che ripercorre emozioni e avvenimenti destinati a segnare un’ intera vita, mai del tutto cancellati, ed a costruire come tasselli densi di significato la nostra storia interiore, privata.
Siamo nel 1949. Clement Mathieu, musicista disoccupato, è assunto come sorvegliante in un istituto di rieducazione per minori.
Stretto tra la fredda spietatezza del Direttore Rachin, che ha imposto un sistema educativo repressivo, e la violenza indisciplinata dei ragazzi, quest’ometto buffo e tenero (uno straordinario Gérard Jugnot), si presenta come un debole destinato a soccombere, un perdente.
Eppure riuscirà a cambiare le leggi e le “gabbie” che già attanagliavano le vite dei giovani allievi grazie alla sua umanità e soprattutto alle sue lezioni di canto.
Clement infatti torna a dirigere la sua musica e fonda un coro, che diventerà per i ragazzi uno stimolo a migliorare se stessi e il proprio mondo, a riconsiderare la differenza tra riscatto e vendetta.
Una indimenticabile lezione di vita. Ed un cinema che sempre più si propone, se non di cambiare le cose, di infondere nel pubblico il desiderio di provare a farlo.
La bravura di Barratier è nel non indugiare nella patina dei sentimentalismi, tratteggiando una trama fondamentalmente ottimista con leggerezza, gusto tipicamente francese per simbolismi eleganti e garbati, una fotografia intensa e nitida, luci di androni interni o di dolci piogge mattutine, e soprattutto la magia di questo coro di voci angeliche e della musica, appositamente composta e diretta da Bruno Colais.
E così, se pur chiaramente ispirato a “La Cage aux rossignols” di Jean Dreville (1945), non ci troviamo semplicemente di fronte ad un film “d’altri tempi”, né ad un film per bambini, piuttosto alla forza dell’autenticità di un racconto personale, che riesce ad emozionarci e a divertirci di passioni, sogni e ricordi lontani, come la musica, la memoria, la trasmissione tra le generazioni dei segreti e dei sensi della vita.