Se sei brutto, ti tirano la soda. Funziona così alla McKinley High, il liceo che accoglie tra i suoi studenti un gruppo compatto di reietti uniti dalla passione per la musica. Sono loro il Glee Club e malgrado tutti li ritengano degli sfigati infrequentabili, hanno conquistato il mondo nella forma di milioni e milioni di spettatori. Una mania crossmediatica, un fenomeno sociale senza precedenti che ha prodotto nuove strategie di marketing, ha dettato moda e ha calamitato l’attenzione dell’intera industria discografica, una macchina capace di raccogliere consensi e premi come se piovesse, ma prima di ogni altra cosa uno show intelligente.
La “L” di loser (perdente) che campeggia sulle teste dei protagonisti rinasce infatti a segno di vittoria e sigla l’opportunità di un nuovo modo di intendere l’intrattenimento ben oltre lo schermo perché Glee non è solo un successo, è un termo-conduttore di successi. Tra le ipotesi scientifiche volte a spiegare un simile fenomeno figurano la naturale inclinazione della serie a parlare molte lingue attraverso la musica e la capacità di incrociare temi attuali stigmatizzandoli in una formula che fonde drama e comedy in salsa favolistica e, perché no, soap. L’idea di fiction è infatti chiaramente impressa in ogni inquadratura e stimola la fantasia e il sogno: quel sogno di rivalsa e gloria che tutti almeno una volta hanno segretamente coltivato anche solo cantando a squarciagola sotto la doccia o, peggio, pronunciando discorsi immaginari alla nazione. Pur mantenendo una confezione pop e molto glamour, pur intrappolandoci in un mondo in cui la gente comunica in chiave di sol, l’immedesimazione è assicurata da quel legaccio fatto proprio della materia dei sogni.
Sotto questa lente caramellata, Ryan Murphy, ideatore della serie, ha fatto scorrere un racconto di formazione e crescita che ha un suo eroe a cavallo anche se sfigato (Will Schuester/Matthew Morrison) e un suo drago (Sue Sylvester/Jane Lynch), e ha assortito un gruppo variopinto che sulla carta risponde adeguatamente alle ansie di politically correct. Niente di nuovo, direte. La cheerleader bionda, il ragazzo gay, la ragazza asiatica, il quarterback bello e stupido, la secchiona ambiziosetta, il buonista, la megera e persino lo studente disabile. Tutti presenti all’appello. Ma proprio attraverso queste voci intonate e disciplinate, va in scena l’inedito. Nei corridoi di un liceo che più american non si può va in onda il doloroso coming out di Kurt, ad esempio; o il tradimento di un’apparenza aggressivamente rivendicata grazie alla storia di Quinn, superba presidentessa del Club della Castità che resta incinta; le esitazioni di Finn che teme l’eiaculazione precoce e, in direzione opposta, la carica sessualmente sfacciata, il razzismo, le scorrettezze di quel demonio in tuta adidas che è Sue, che si candida a buon diritto tra i personaggi migliori dell’era televisiva.
E’ tutt’altro che finita. Se sotto la patina del musical ben confezionato si nasconde una sceneggiatura ricca, articolata e ben risolta nella coralità, a sostenerla, va detto, c’è un cast che fa scintille. Le abilità canore e coreografiche dei giovani attori sono impressionanti.
Altro incrollabile punto di forza della Gleemania è poi la capienza di un repertorio che investe trasversalmente il panorama musicale da Broadway a Lady Gaga, passando per i Beatles, gli Wham e l’inno nazionale, garanzia di un ventaglio di pubblico senza sesso e senza età.
Non è ancora abbastanza? Bene, allora inzierò a contare le guest star che si sono affollate in segreteria per reclamare un posticino.
La parabola dei ragazzi del coro studentesco è chiara: il successo non si ottiene adeguandosi alla massa, ma lavorando sodo, coltivando il talento senza arrendersi mai. Ed è su questa stessa linea di pensiero che lo show che predica bene, razzola ancora meglio!
Insomma schiarite le ugole perché su Fox arrivano in prima visione gli episodi della seconda stagione. Da giovedì 2 dicembre alle 21:10 con un doppio appuntamento. Mania garantita.
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E li chiamavano perdenti
Analisi di un fenomeno e altre storie, in attesa dei nuovi episodi di Glee.
01.12.2010 - Autore: Ludovica Sanfelice