La tragica notizia del naufragio sconvolge l'intera comunità che vive sotto il suo tetto. Il futuro della residenza è a rischio anche per una clausola testamentaria che collega al suo titolo l'intero patrimonio. Il ramo dell'albero genealogico più prossimo collega Lord Grantham ad un lontano cugino di estrazione borghese: un commoner. L'unica possibilità per salvare tutto è invitarlo a vivere nel villaggio, introdurlo nella vita di Downton e possibilmente maritarlo ad una delle figlie. Ma l'incertezza che grava sul futuro della tenuta interessa anche i piani inferiori investendo l'intera gerarchia di domestici.

Julian Fellowes torna a nuotare nella sua vasca, quella che ha dato vita a Gosford Park, e con raffinata eleganza ricostruisce le sottili dinamiche di un microorganismo autosufficiente, ordinato politicamente, socialmente e anche sentimentalmente, e ormai condannato all'estinzione dall'avanzare delle circostanze storiche che trasformeranno per sempre l'Europa.
Dal punto di vista narrativo, la gestione di diciotto personaggi primari rende la trama fitta e ricchissima di eventi. E anche lo schermo si riempie di movimenti fluidi in tutte le direzioni dando grande lavoro alla regia e agli interpreti del cast extralarge. Per non parlare di scenografie e costumi. La confezione è insomma colossale e il pubblico non ha potuto resistere al fascino di questo universo apparentemente privilegiato e sicuro che gradualmente si ripiega su se stesso. Per provarlo ho fatto un esperimento in casa. Sul mio compagno. L'ho seduto sul divano piccolo dell'unico piano di cui disponiamo e gli ho fatto vedere Downton Abbey. Parliamo di un uomo abbastanza allergico alle opere in costume in cui si sorseggia tè di continuo.
Ebbene i test hanno dimostrato che senza il dvd non si può vivere. Perchè vedere un solo episodio è come servire un duca a tavola con la livrea scucita: semplicemente inappropriato. Una volta cominciato non riuscirete più a smettere. Natale però si avvicina e rimediare è facile.
