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Benvenuto Mr. President
Il 4 di giugno, in occasione della visita del presidente Bush a Roma, arriva dalla Bosnia un'altra storia di una visita ufficiale. Il presidente è Clinton, è il 1996, e il luogo di ritrovo non è la Roma imperiale lastricata di tappeti rossi ma le rovine della guerra civile in Bosnia-Erzegovina.

12.04.2007 - Autore: Andrea Scaccia
di Pjer Zalica
con Bogdan Diklic, Izudin Bajrovic, Sasa Petrovic e Enis Beslagic.
Un elicottero militare ronza minaccioso sopra le teste dei cittadini increduli trasportando una lucidissima limousine. E' l'inizio di qualcosa che sconvolge la vita di Tesanj, pittoresca cittadina bosniaca della zona musulmana. Il presidente americano Clinton ha scelto proprio questo paese per celebrare la fine della guerra civile e per dimostrare che pace e democrazia sono possibili là dove, fino a poco tempo prima, regnavano guerra e odio etnico. Un bel casino. C'è da rimboccarsi le maniche e fare in fretta, bisogna tirare a lucido il paese, tappezzare per bene con bandiere americane, rinfrescare la banda dei pompieri che con la guerra ha perso dimestichezza con le parate e soprattutto dimostrare verosimilmente lo scoppio dell'amore interetnico per i serbi.
La cosa non è per niente facile e al sindaco rischia di venire un esaurimento nervoso. La "pace", infatti, più che di progresso e felicità, è fatta di corruzione, contrabbando, prostituzione, di un torbido annebbiamento morale e soprattutto di una nettissima divisione tra serbi e musulmani che non riescono a guardarsi in faccia senza mandarsi a quel paese.
Eppure bisogna farcela e a tutti i costi. Dopo la messa in scena della pagliacciata con gli americani arriveranno soldi e investimenti: bisogna assolutamente montare il circo. Allora il sindaco fa una riunione con le autorità: il capo della polizia, che normalmente si divide i guadagni della prostituzione col boss locale, per un po' deve tenere la situazione sotto controllo, tutt'al più il bordello con un piccolo ritocco scenografico può diventare "l'associazione di scambio interetnico", un pulmino di serbi, pagati a caro prezzo, verrà per qualche ora a Tesanj per farsi fotografare dagli osservatori internazionali che così toccheranno con mano il "ritorno assistito", la squadra dei pompieri farà qualche ridicola esercitazione congiunta con gli odiatissimi colleghi serbi.
Insomma ce la mette tutta il sindaco, si dà da fare ed è a un passo dalla vittoria. La guerra si lascia prendere in giro, però c'è qualcuno a cui è rimasta dentro una devastazione enorme, un dolore così forte che proprio non riesce a stare al gioco
Pjer Zelica, che ha realizzato diversi documentari sulla guerra in ex Jugoslavia, ha detto che della guerra si era stufato e ha voluto fare un film sulla pace, che, a guardare bene, gli sembrava più amara della guerra stessa. Il suo è un film tragicamente comico, in cui il gusto per il paradosso riesce a esaltare e cogliere in pieno la realtà irrisolta del dopo guerra civile. La situazione assurda che si viene a creare nel suo paesino innesca un gioco fittizio delle parti, una capriola dei ruoli, in cui facendo finta i paesani si dicono cose serissime e davvero. Viene da pensare a No man's land o a Train de vie, e soprattutto che a un certo livello di crudeltà e disumanità non ti rimane che il gioco per cercare di sopportare la realtà sul serio.