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Balzac e la piccola sarta cinese
Il regista non ha inteso fare un film "politico". La storia, intrisa di nostalgia per la bellezza e la spensieratezza della gioventù, è una dichiarazione d'amore alla cultura.

12.04.2007 - Autore: William Chioccini
Regia: Dai Sijie
con Zhou Xun, Chen Kun, Liu Ye
Cina, 1971. In piena Rivoluzione Culturale, Luo e Ma, due amici adolescenti, vengono spediti in un remoto villaggio di montagna allo scopo di essere “rieducati” perché figli di “intellettuali reazionari”. Dopo un difficile inizio, i due ragazzi diventano un punto di riferimento per i contadini ignoranti grazie alla loro cultura “sovversiva”, e in particolare per la figlia del sarto locale, una giovane della loro età a cui va decisamente stretta la vita di campagna.
Il film è tratto dall’omonimo libro scritto da Dai Sijie, il regista, e racconta una vicenda in gran parte autobiografica. La Rivoluzione Culturale iniziò nel 1966 e finì solo con la morte di Mao, dieci anni più tardi. In tale periodo circa venti milioni di cinesi vennero trasferiti e rieducati secondo i principi del maoismo. In un clima dominato dal fanatismo e dalla paranoia, i due ragazzi protagonisti del film non si danno per vinti e con qualche sotterfugio riescono a salvare alcuni tesori della cultura: un violino e una valigia piena di libri, soprattutto classici della letteratura francese dell’ottocento. Letti di nascosto e raccontati ai contadini come fossero storie approvate dalla propaganda, sono un importante strumento per avvicinare i montanari e i cittadini istruiti. I ruoli si invertono: da persone destinate alla rieducazione, Luo e Ma diventano educatori. Parallelamente si sviluppa la storia con la piccola sarta, amata apertamente da Luo e segretamente da Ma. Affascinata dai racconti degli scrittori francesi, e in particolare dagli scritti di Balzac, la ragazza compie una straordinaria maturazione intellettuale ed emotiva che la porterà a compiere una radicale scelta di vita. Con lei cambiano profondamente anche i due amici destinati a perdersi di vista una volta terminato il periodo di rieducazione. I giovani attori che interpretano i tre ragazzi, famosi in Cina per alcune serie televisive, sono molto bravi e costituiscono il punto di forza del film, insieme alla storia coinvolgente e ai paesaggi mozzafiato.
Il regista non ha inteso fare un film “politico”. La storia, intrisa di nostalgia per la bellezza e la spensieratezza della gioventù, è una dichiarazione d’amore alla cultura e mostra che in qualunque contesto, anche nel più difficile, è possibile lasciare piena libertà all’immaginazione e conquistare un briciolo di felicità.