Ottant’anni non sono pochi ma, quando ti volti a guardarli, molti li rivedi sullo schermo se ti chiami Clint Eastwood. E chiamarsi Clint Eastwood è una cosa magnifica, diciamocelo. Non parliamo di soldi o di vanità, che vuoi che gli interessi a lui di quelle scemenze. Si tratta piuttosto di qualcosa che sfugge al tempo ed è fatto di emozioni e di celluloide, di storia e di leggenda, di passato e di presente, di un percorso artistico solido come i sassi di cui sembra fatto lui.
Avrebbe potuto diventare un militare ma per fortuna Sergio Leone preferì farne un pistolero ribelle, simbolo inossidabile dello spaghetti western. Poi venne Don Siegel e lo trasformò in un giustiziere violento, rude, solitario e insofferente all’ordine costituito. Quel dirty Harry che di cognome fa Callaghan.
Come attore all’inizio fu guardato con sospetto anche se la sintesi tra l’uomo e il personaggio si accendeva sullo schermo. Proprio il suo aspetto spigoloso, distante, per certi versi glaciale, anche fuori dal set lo identificava in un uomo venuto dall’orizzonte. Questo effetto Eastwood se l’è trascinato nel tempo. Era un effetto simile a quello secondo cui lo Star System addestrava i suoi attori a interpretare ruoli vicini alla loro immagine o, viceversa, a continuare a corrispondere al personaggio anche a casa loro. Tutto nel caso di Eastwood era però spogliato dalle manie di divismo e più che altro era vicino all’idea di vecchio cinema che da regista Eastwood ha poi fatto suo nella ricerca di uno stile classico.
A chiunque venga domandato di definire Eastwood (è sperimentato), una delle prime risposte è sempre duro, coriaceo o sinonimi. Con questa spina dorsale ben piantata Eastwood ha affrontato anche la regia e con gli anni la sua personale idea di cinema ha assunto dimensioni mastodontiche. Lavorando molto spesso proprio sulla durezza del suo personaggio così definito nell’individualismo e nella scintillante sfiducia verso il prossimo, Eastwood si è spinto a riflettere sul cambiamento dei tempi e sull’improvviso anacronismo di certi tratti che apparentemente lo distinguevano. Quello che è saltato fuori è che dietro il volto imperturbabile del duro si nascondono una ricchissima vita interiore, un’etica profondamente radicata e strutturata, e una visione dell’uomo, del mondo -e dell’America in particolare- a dir poco nette e lungimiranti.
Ormai la sua maestria è universalmente riconosciuta, così come il suo contributo alla Settima Arte, che lui con instancabile energia porta avanti a ritmo serrato. Il 31 maggio questo leone del cinema compirà ottant’anni e probabilmente li festeggerà lavorando al suo prossimo film.
Anche noi possiamo festeggiarlo vedendo e rivedendo le sue opere.
In occasione del suo compleanno Studio Universal (Premium Gallery del digitale terrestre) renderà omaggio a lui e alla sua carriera con un Focus esclusivo realizzato dal Canale e una rassegna di film da lui diretti e interpretati.
Si comincia venerdì 7 maggio alle 21:00 per poi ritrovarsi con cadenza settimanale ogni giorno alla stessa ora per tutto il mese. Una segnalazione speciale la merita l’imperdibile prima visione di “Clint Eastwood: The Man From Malpaso”, monografia tratta dall’antologia Hollywood Collection.
Questi tutti i titoli in programma:
7 maggio - alle 21:00 “Per un pugno di dollari” (1964) regia di Sergio Leone e alle 23:30 “Brivido nella notte” (1971) di e con Clint Eastwood.
14 maggio - alle 21:00 “La notte brava del soldato Jonathan” (1971) di Don Siegel e alle 23:45 “Lo straniero senza nome” (1971) di e con Clint Eastwood.
21 maggio - alle 21:00 “Assassinio sull’Eiger” (1975) di e con Clint Eastwood e alle 23:45 “Bird” (1988) regia di Clint Eastwood.
28 maggio - alle 21:00 “Unforgiven” (1992) di e con Clint Eastwood e alle 23:25 “Mystic River” (2003) regia di Clint Eastwood.
NOTIZIE
A Clint Eastwood
Per gli ottant'anni di Clint Eastwood Studio Universal propone una rassegna imperdibile a lui dedicata.
07.05.2010 - Autore: Ludovica Sanfelice