

NOTIZIE
A Beautiful Mind
A Beautiful Mind

14.04.2003 - Autore: Ludovica Rampoldi
Un film di Ron Howard
Con Russel Crowe, Jennifer Connely, Ed Harris
Usa, 2001
Tratto dal romanzo di Sylvia Nasar, A Beautiful Mind ripercorre la storia tormentata del premio Nobel per la matematica John Nash, dai prodigi scientifici alla schizofrenia, attraverso la sua dura lotta per la guarigione.
Princeton alla fine degli anni 40 è il regno dei rampolli di buona famiglia, tanto educati quanto ambiziosi e competitivi, tutti indaffarati a diventare il nuovo Einstein. Lallievo John Nash, venuto dalla Virginia con la più prestigiosa borsa di studio, si disinteressa della compagnia dei suoi sofisticati compagni e delle lezioni universitarie che servono solo a ottenebrare la mente. La sua ossessione è una sola: trovare unidea originale.
Lidea originale arriverà in un contesto originale. Una bionda mozzafiato entra in un bar: tutto intorno gli studenti si agitano per elaborare strategie di conquista. Nash osserva i loro comportamenti e di colpo ha lilluminazione che soppianterà la teoria economica in vigore da centocinquanta anni. La sua teoria dei giochi e il suo studio sulle dinamiche dominanti seppelliranno Adam Smith nellarcheologia matematica e consegneranno a Nash un biglietto diretto per lambitissimo posto di professore alla MIT. Qui Nash troverà lamore della bella e brillante studentessa Alicia ma vedrà anche affiorare i suoi primi problemi: con il nuovo incarico segreto che gli viene affidato dal dipartimento della Difesa, Nash comincerà a dare i primi segni di squilibrio che lo porteranno alla reclusione in un centro psichiatrico e allabbandono della sua carriera.
A Beautiuful Mind è forse il più bel film diretto da Ron Howard, da sempre abile artigiano di Hollywood, che nel raccontare la storia di Nash sembra ricevere dal genio uno stato di grazia. La bellissima fotografia di Roger Deakins impreziosisce una storia ben scritta e ben raccontata, infarcita da uno spiazzante colpo di scena, che non si dimostra mai melensa né ampollosa. Quello che interessava a Howard e Crowe era raccontare il cammino emotivo di Nash, piuttosto che la sua ascesa personale: la consegna del premio Nobel è una scena piena di sobrietà e volutamente sottotono. Chissà che non porti fortuna a Crowe, magistrale nellinterpretare i tormenti interiori del giovane genio, che un anno dopo il Gladiatore si potrebbe trovare per le mani il secondo Oscar consecutivo, tra gli otto a cui il film è candidato.
Una delle obiezioni che è stata mossa verso il film è di non rispettare la biografia di Nash, che nella vita era omosessuale. Howard ha spiegato che tra i motivi che lo hanno portato a elidere questo particolare cera quello di non voler connettere lomosessualità con la schizofrenia. Da Happy Days sono passati quasi trentanni, ma lex Ricky Cunnigham non sembra aver perso il suo senso innato del politically correct.