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The Interview: ecco il film che ha scatenato i terroristi

Seth Rogen e James Franco in un'avventura politicamente scorretta che sa più da commedia scatologica che da satira politica

The Interview

28.12.2014 - Autore: Marco Triolo
Dopo tutte le polemiche delle scorse settimane, l'attacco hacker alla Sony che ha riversato in rete tonnellate di dati sensibili, mail private, sceneggiature e film, “The Interview”, il film che ha scatenato l'ira dei terroristi informatici, ha assunto un manto di baluardo della libera espressione che altrimenti, siamo franchi, non avrebbe meritato. Perché il film di Seth Rogen e Evan Goldberg è, di fatto, una sempliciotta commedia scatologica con accenni praticamente nulli di quell'aspra satira politica che ha scatenato gli hacker. Come a dire: è sempre meglio vederli, i film, prima di attaccarli.

Se un messaggio politico è presente, in questa commedia senza impegno interpretata da Seth Rogen e James Franco, è se mai rivolto all'ingombrante interventismo americano, che tende a far fuori i leader pericolosi per rimpiazzarli con gente alle volte ben peggiore. Per il resto, siamo di fronte a un'opera che, anche fosse stata distribuita senza problemi, avrebbe fatto ben poco per danneggiare ulteriormente la già giustamente pessima percezione di Kim Jong-un in giro per il mondo. Va detto che la scelta di ambientare il film in Corea del Nord e incentrarlo proprio su Kim, anziché creare un paese fittizio e un leader ricalcato su di lui ma con nome cambiato, è una mossa tra l'incosciente e il coraggioso che conquista, almeno un po'. Almeno per la prima mezz'ora.

Perché a un certo punto, dopo un inizio ben calibrato tra serio e faceto, “The Interview” vive un tracollo nel tono e nel ritmo. L'azione latita, dopo una discreta sequenza in cui Seth Rogen si trova ad affrontare una tigre, e il livello delle battute scema in una modalità “cinepanettone”, tra razzi da infilare là dove non batte il sole e la passione di Kim per Katy Perry e i Margarita, odiati da suo padre Kim Jong-il perché “gay”.

Detto questo, la ricostruzione della Corea del Nord (realizzata in Canada) è notevole, e rende alla perfezione l'atmosfera di sospesa artificiosità che traspare dai pochi documenti esistenti sul regime di Pyongyang. Alcune gag sono azzeccate nella loro scorrettezza e i personaggi di Rogen e Franco si allontanano dallo stereotipo dei mogul televisivi per abbracciare quello del più classico dei bromance, già visto ma funzionale. Il rapporto tra Kim e Skylark (Franco) è particolarmente riuscito: il primo è un bambinone con manie distruttive, il secondo uno showman ignorante e insicuro che, almeno inizialmente, si fa infinocchiare da Kim, che si presenta come il suo più grande fan e lo riempe di lodi. Eppure, come detto, “The Interview” si sgonfia a poco a poco, incapace di scegliere tra azione e commedia e infine trascurando entrambe, lasciando un'inequivocabile sensazione dopo la visione: “Tanto rumore per nulla”.

“The Interview” arriverà nei cinema il 12 febbraio.
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