Siamo arrivati alla conclusione di un altro anno a Venezia ed è tempo di tirare le somme di questa edizione. Abbiamo scelto di farlo selezionando i nostri cinque film preferiti e i cinque peggiori visti quest'anno. Lo specifichiamo, tanto per fare chiarezza: ci sono altri film che non abbiamo particolarmente amato, altri che abbiamo apprezzato senza rimanerne entusiasti. Ma questi rappresentano in assoluto quelli che abbiamo amato di più e di meno. Bando alle ciance...
I MIGLIORI
Roma. Alfonso Cuaron non delude: il suo affresco famigliare e storico del Messico anni'70 è un'opera intima e allo stesso tempo epica. Girata con enorme stile, in un fantastico bianco e nero digitale (fotografato dallo stesso Cuaron), ricco di lunghe panoramiche e coreografie perfette, è anche una storia toccante e molto personale per il regista. Il nostro Leone d'Oro. Qui la nostra recensione.
Tramonto. Laszlo Nemes torna, dopo Il figlio di Saul, con una storia ambientata alla vigilia della Prima Guerra Mondiale a Budapest. Al centro, una donna intenzionata a scavare il proprio posto nella società dell'epoca, in cerca di un fratello perduto nel mezzo di tumulti e intrighi. Un'esperienza sensoriale totale, avvolgente e respingente allo stesso tempo. Un film potentissimo, che ha diviso la critica. Qui la nostra recensione.
Dragged Across Concrete. Presentato fuori concorso come Cell Block 99 l'anno scorso, il terzo film di S. Craig Zahler conferma uno dei maggiori talenti del panorama di genere americano attuale. Un noir rigoroso, secco, brutale eppure sofisticato, in cui Mel Gibson torna a regalarci un'interpretazione memorabile nei panni di uno sbirro che decide di infrangere la legge per necessità. Accanto a lui un ottimo Vince Vaughn. Avrebbe meritato il concorso. Qui la recensione.
Suspiria. Luca Guadagnino fa centro con un remake che non è davvero un remake, ma una rivisitazione del classico di Dario Argento. La storia è completamente diversa e unisce l'orrore a un affresco socio-politico della Berlino divisa. Un film di grande atmosfera, anche se a tratti Guadagnino perde un po' il controllo. Il finale è migliore di quello originale. La recensione.
Sulla mia pelle. Il film di apertura di Orizzonti è un'opera italiana al passo coi tempi. Alessio Cremonini racconta il calvario di Stefano Cucchi con enorme controllo, attenendosi con rigore agli atti senza mai farsi tentare dalla retorica. Alessandro Borghi è un Cucchi efficace, e il padre interpretato da Max Tortora ruba la scena. Qui la recensione.
I PEGGIORI
The Mountain. Più videoarte che cinema, il film di Rick Alverson racconta il viaggio di un ragazzo (Tye Sheridan) che collabora con un medico (Jeff Goldblum) specializzato in elettroshock. Sulla carta interessante, ma la spocchia dell'autore e uno stile che non concede davvero nulla al suo pubblico lo condannano a stancare dopo pochi minuti. Arido.
Acusada. Il caso Meredith in salsa argentina. Acusada è il ritratto di una ragazza sotto processo per l'omicidio della sua migliore amica, trovata accoltellata dopo una festa. I dubbi strisciano tra i suoi famigliari e tra il pubblico, che non sa mai se la protagonista sia davvero colpevole. Ma niente paura: il regista Gonzalo Tobal si assicura di svelare tutto nel finale. L'aria da film di cronaca televisivo non aiuta a rendere interessante un film che, con un po' di sensibilità in più, sarebbe potuto risultare interessante.
La quietud. Il regista de Il clan, Pablo Trapero, torna con un melodramma famigliare incentrato su due sorelle (le realmente somiglianti Martina Gusman e Berenice Bejo) avvinghiate in un rapporto un po' malato e costrette ad affrontare il disfacimento della loro famiglia. Tra quasi-incesti, tradimenti e segreti svelati, pare di assistere a una telenovela sudamericana più che al nuovo film di un autore apprezzato.
22 Luglio. Paul Greengrass affronta la strage di Utoya con piglio documentaristico. Non solo ricostruisce gli attentati in Norvegia del 2011, ma ne esamina le conseguenze legali e personali. Un film divulgativo in cui lo stile del regista di Bourne esce fuori solo nei primi minuti. E che ci ha fatto chiedere come mai questo fosse in concorso e Dragged Across Concrete no. Qui la recensione.
A Star is Born. L'ennesima rivisitazione di una delle storie più amate dal cinema americano vede Bradley Cooper nel doppio ruolo di protagonista e regista, e Lady Gaga esordire come protagonista assoluta di un film drammatico. A Star is Born ha leggermente diviso la redazione (qui la recensione del nostro Mattia Pasquini), ma siamo tutti d'accordo nel dire che poteva essere molto meglio. Lady Gaga funziona, ma Cooper è un regista inesperto che non ha grandissime idee e non riesce a gestire, purtroppo, nemmeno i classici cliché del genere. Ne risulta un film dal ritmo altalenante. Ma che sarà senza dubbio un successo.