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Un comico con il cinema intorno
Sguardo furbetto, "sghimbescio" e felice, barba e capelli mossi che incorniciano un volto semplice e solare, una parlata inarrestabile che ne testimonia il bisogno vitale di comunicazione: questo è Leonardo Pieraccioni.

07.06.2001 - Autore: Luca Persiani
Sguardo furbetto, sghimbescio e felice, barba e capelli mossi che incorniciano un volto semplice e solare, una parlata inarrestabile che ne testimonia il bisogno vitale di comunicazione: questo è Leonardo Pieraccioni, il fenomeno cinematografico nazionale che in pochi anni si è conquistato un pubblico vastissimo e fedele.
A Firenze sin da bambino volevo fare l\'attore, e alle feste con i parenti ero il primo che montava sulla seggiola per recitare la poesia di Natale. All\'asilo addirittura organizzavo le recite. Rovesciando la cattedra facevo finta che fosse una grotta e facevo Natale anche se eravamo al 12 giugno. La scuola non è il suo forte: i miei genitori per punizione mi mandavano destate a lavorare da un nostro amico falegname. A me fare il falegname piaceva e a scuola bocciavo volentieri. La passione di Pieraccioni è fermamente ancorata alle tavole del palcoscenico, tavole a cui torna sempre volentieri per un contatto diretto col pubblico. Questo lo spinge, con lamico Carlo Conti, alla gavetta della piazza ad appena diciassette anni. Da lì alla partecipazione ai programmi dintrattenimento delle piccole emittenti private locali il passo è breve: lui (Conti, ndr) lavorava in una banca, io facevo il magazziniere e la sera, come Dottor Jekyll e Mister Hyde, si faceva tuttaltro. Abbiamo iniziato producendo da soli una trasmissione che si intitolava \"Succo darancia\" su Teleregione e pagando per farla. Poi vengono i lavori alla Fininvest e alla Rai (fra cui Fantastico e il Maurizio Costanzo Show), fino allincontro con Rita Cecchi Gori, che crede nel suo personaggio buffo e tenero e gli produce il primo inaspettato successo, I laureati. Per Leonardo è il coronamento di un altro sogno covato a lungo, quello di fare il cine, dopo anni di piccoli cortometraggi in video: Quando ho cominciato a fare il cinema vero, dopo limbarazzo dei primi tre giorni ho capito perfettamente che rispetto alle riprese non professionali cambiava solamente che invece della cassetta cera la pellicola, ma per il resto tutto era uguale, sia le inquadrature sia come far recitare gli attori, complice anche lincoscienza. Il cinema che influenza di più limmaginario del comico toscano è quello dei classici della commedia italiana esilarante ma amara, come Amici miei, Un Borghese piccolo piccolo, L\'armata Brancaleone, o il folle slapstick intellettuale del Woody Allen de Il dormiglione, o ancora la sorniona beceraggine del John Belushi di Chiamami aquila. Dopo quattro film come autore e diversi altri come interprete, numerose tournée nelle piazze e nei teatri con cabaret e recital, due libri (Trentanni, alta mora e Tre mucche in cucina: la scrittura è unaltra delle passioni del cabarettista toscano) e un successo straordinario, Pieraccioni sembra ancora capace di riflettere su se stesso con serenità, di essere ancora genuino (Nei racconti sono io a 360 gradi, come lo sono nel cinema), quella genuinità che ha colpito il pubblico italiano, ormai affezionato al comico con il cinema intorno.