La regia è di Asif Kapadia, già acclamato regista di Senna, documentario dedicato al - anche lui - tragicamente scomparso pilota brasiliano che vinse molti premi (Bafta e Sundance su tutti). A lui il compito di svolgere un tema impegnativo, come il soggetto scelto. Dalla sua esplosione, la Winehouse è sempre stata un personaggio difficile, sopra le righe e spesso allergico alla socialità con la quale era costretta a confrontarsi.
Dai problemi con la legge, per scontri spesso violenti con fan e fotografi, a quelli di droga e di alcol - ai quali è stata ascritta la causa del decesso, per quanto il fratello neghi sostenendo la tesi della bulimia, della quale la ragazza soffriva sin da giovanissima - di certo non sarà il documentario a dare una risposta in merito.
Composto di spezzoni di interviste e video tratti dalla sua attività Live, il suo obiettivo sembra invece quello di svelare ai più - come recita l'esplicativo sottotitolo - 'La ragazza dietro al nome', la ventisettenne Amy e il suo burrascoso e intenso passaggio su questo mondo, un passaggio la cui scia sembra poter resitere ancora a lungo.
