
Ma Sordi era così anche nella vita reale: “Era un anticonformista geniale e pazzo – interviene Luca Verdone – Un gigante assoluto dotato di una ingenuità che rivelava doti di sincerità e poesia”. Tanto estroverso e compagnone nella vita di società, quanto rigoroso e riservato nel privato, Sordi viveva con le sorelle Savina e Aurelia e il fratello Giuseppe in una villa in Via Druso a Roma, e non ebbe mai intenzione di sposarsi in quanto “aveva sposato il lavoro”, sintetizza Carlo Verdone. “Con i tempi che corrono si sente l'esigenza di omaggiate un passato che era bello – continua il regista – La nostra è un'opera didattica che racconta un grande attore, non solo romano, ma italiano. Un lavoro didattico per le scuole, perché i giovani hanno bisogno di capire cosa c'è stato prima, non possono studiare solo Lynch e Tarantino, se no è finita”. Verdone è anzi convinto che “il cinema dovrebbe essere studiato anche nelle scuole. Al liceo dovrebbero dare ogni trimestre tre film da recensire. Questo aiuterebbe a sviluppare un senso critico nei confronti di un'opera, ma metterebbe anche a confronto lo studente con un periodo storico, con certi attori”.
Inevitabili, dato che si parla di un attore che ha colto tra i nostri difetti il trasformismo (vedi lo splendido Una vita difficile di Dino Risi), le domande sulla situazione politica e le elezioni: “La politica ci ha scavalcato – spiega Carlo – è dura farne un film e riderne perché la realtà ha superato la fantasia, è già un film quello che hanno fatto loro. Forse è arrivato il momento di vedere qualcosa di concreto, qualcuno di nuovo”. E aggiunge: “In questo paese non c'è nozione di futuro, si pensa a coltivare il presente ma non a proiettarsi avanti. Se non si comprende passato è difficile comprendere il presente ed è impossibile costruire il futuro”.

E conclude con un divertente aneddoto dal set di In viaggio con papà, film da lui diretto e interpretato accanto a Sordi: “A Sordi piaceva ricordare il passato e non comprendeva il presente. Un giorno, sul set, stavo ascoltando una canzone di Peter Gabriel, The Rhythm of the Heat, e lui mi disse 'Ma è proprio bella, dobbiamo usarla nella scena in cui tu fai il santone'. Io gli dissi: 'Non so, forse è troppo intellettuale', ma lui non voleva sentire ragioni. Telefonò alla Virgin per chiederne i diritti, ma gli dissero che Gabriel voleva cento milioni. Il giorno dopo venne sul set e mi disse: 'Ma ti pare che gli do cento milioni? 'Sto stronzo!”. Come Albertone non ne fanno più.