
È il 1954, piena guerra fredda, periodo perfetto per parlare di cospirazioni e paranoia. L’agente Daniels (Leonardo DiCaprio) e il suo nuovo partner Chuck (Mark Ruffalo), vengono convocati sull’isola in cui sorge l’ospedale di Ashecliffe, un manicomio criminale da cui è misteriosamente evasa una paziente pluriomicida. A loro quindi il compito di indagare, mentre una terribile tempesta si avvicina. Confinati in questa fortezza investita da un uragano i due dovranno cercare di far luce sulla scomparsa della donna in un crescendo di sospetti che coinvolgono pazienti, psichiatri e tutto il personale medico e che trascinano il protagonista in un viaggio allucinante che lascia poche speranze al ritorno…

Mantenersi nel vago è d’obbligo per non sciupare la bellezza di questo thriller kafkiano magnifico e strutturalmente imponente che riadatta l’omonimo romanzo di Dennis Lehane e porge a Scorsese il fianco per viaggiare con la memoria attraverso la sua leggendaria cultura cinematografica e orchestrare un grande omaggio al cinema europeo, soprattutto tedesco, e al cinema di genere horror. L’ambientazione è il luogo perfetto per abbandonarsi a suggestioni spaventose e descrivere mistero, confusione, panico e furia. Il regista lo sa bene e tesse queste spire insieme alle forze di una natura schiacciante (le scogliere, la tempesta) intorno a Leonardo DiCaprio che raccoglie con grinta questa nuova sfida al suo immenso talento.

Il suo personaggio si snoda su più livelli: è il poliziotto d’un pezzo ma anche l’uomo che soffre e che quasi perde la testa. Perché la regola è proprio questa: entrare a Ashecliffe vuol dire smarrirsi e rischiare la follia. E DiCaprio bottiglia, pistola o sigaretta in mano è semplicemente straordinario. Lo vediamo costantemente sudato e disposto a sottoporsi a terribili rompicapo pur di risolvere il suo caso. Ormai specializzato nei ruoli border-line l’attore, sotto la guida del suo maestro, riesce a spingersi sempre più lontano, portando la sua performance ad un gradino più. A sostenerlo un cast di prim’ordine: Scorsese ha reclutato Ben Kingsley e Max Von Sydow per affidare loro due personaggi sulfurei. Mark Ruffalo (in un ruolo precedentemente offerto a Robert Downey Jr.) è la spalla del protagonista, una specie di angelo custode che lo accompagna all’interno dell’incubo.

Dopo "Mystic River" e “Gone Baby Gone” il grande schermo si rivolge ancora una volta alla fonte letteraria di Lehane, autore sempre più impegnato a sviscerare il male radicato nell’uomo. Se il film di Eastwood era un dramma a metà strada tra Shakespeare e la tragedia greca e quello di Ben Affleck un noir poliziesco come non se ne fanno più, quello di Scorsese è un horror gotico disturbante. Alla fine della visione rimarrete davvero scossi per lo spettacolo autodistruttivo a cui avete assistito.
Presentato Fuori Concorso al sessantesimo Festival Internazionale di Berlino (leggete qui il nostro speciale), "Shutter Island" uscirà nelle sale italiane a partire dal 5 marzo, distribuito dalla Medusa Film.
Per saperne di più
Leggete il nostro incontro con Scorsese e DiCaprio
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