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Sguardi d'artista: Louis Kahn

Uno sguardo su uno degli architetti più geniali del XX secolo. In prima visione su 'Cult' il documentario candidato all'Oscar nel 2004.

my architect

14.02.2006 - Autore: Rossana Cacace
Louis Kahn è considerato uno dei più importanti architetti del XX secolo. Nato in Estonia nel 1901, Kahn emigra a 4 anni insieme alla famiglia, poverissima, negli USA, a Filadelfia. Il suo talento nella musica e nell’arte non passa inosservato e dopo la laurea in architettura (1924) comincia una brillante carriera che lo porterà in giro per il mondo. Nel 1971 riceve l’AIA Gold Medal  dall’American Institute of Architects e viene nominato membro dell’American Academy delle Arti e Letterature. Nel 1972 tocca invece al Royal Institute of British Architects assegnargli la RIBA Gold Medal. Tra i suoi capolavori la nuova Galleria d'arte di Yale, i laboratori Richards a Philadelphia, l'Unitarian Church a Rochester, il museo Kimbell a Fort Worth.

Lunedì 20 febbraio, alle ore 21, su CULT (canale 142 di SKY) va in onda in prima visione italiana My Architect, un film-documentario firmato dal figlio di Kahn, Nathaniel. Oltre che racconto della vita e dell’arte del celebre architetto, il lungometraggio è una storia d’amore, di tradimento e di perdono attraverso cui  il figlio compie un viaggio alla scoperta di un padre che ha conosciuto poco e male. Nathaniel aveva 11 anni quando nel 1974,  al ritorno da un viaggio in India, suo padre morì solo, colpito da un infarto in un bagno pubblico della Penn Station di New York.

Louis Kahn lasciava tre famiglie, di cui due illegittime, e alcune delle opere architettoniche più interessanti e spesso discusse del secolo scorso, come la Exeter Library nel New Hampshire. Nathaniel vuole conoscere suo padre e intraprende un viaggio che possa aiutarlo a ricomporre la sua vita e il suo lavoro. In 5 anni attraversa 5 continenti per visitare i lavori da lui realizzati e, attraverso immagini, incontri e interviste ricostruisce la figura di Louis Kahn come uomo e come artista. Punto di partenza la Penn Station. Il viaggio tocca mete tra loro molto distanti, non solo geograficamente, dalle coste del New England fino a Gerusalemme, dalla California al Bangladesh, dove Kahn realizzò uno dei suoi progetti più significativi: la sede del Parlamento di Dacca (foto).

Lungo questo affascinante itinerario attraverso lo spazio e il tempo di una esistenza complessa e articolata si incontrano una serie di personaggi che hanno avuto a che fare con l'artista: i tassisti di Philadelphia, i clienti, le ex-amanti, i colleghi famosi Frank O. Gary, Philip Johnson e I.M. Pei. Ciò che emerge è il ritratto di un uomo unico, difficile, affascinante, tanto teso alla ricerca della verità e della chiarezza nel suo lavoro di architetto, quanto misterioso  e disordinato nella vita privata. My Architect nasce come percorso personale per trasformarsi agevolmente in una inchiesta universale sull’identità, sull’arte e sulla vita stessa. Premiato come Miglior documentario al Chicago International Film Festival (2003), candidato all’Oscar come Miglior Documentario (2004), nominato agli Indipendent Spirit Award (2004), il film ha vinto il Premio al Director’s Guild of America (2004).

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