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Sally Field: vi presento la moglie di Lincoln

La parola all'attrice candidata all'Oscar per il film di Steven Spielberg

Lincoln - Sally Field, Daniel Day-Lewis

18.01.2013 - Autore: P.F.
Con ben dodici nomination Lincoln ha la possibilità di portarsi a casa il numero più alto di statuette alla prossima Notte degli Oscar. La pellicola di Spielberg, uscita negli USA a Natale, arriva finalmente sui nostri schermi. Il pluri-premiato Daniel Day-Lewis nei panni del sedicesimo presidente USA, colui che abolì la schiavitù, divide lo schermo con l'icona Sally Field che interpreta la moglie Mary Todd. Un personaggio molto complesso e molto discusso a livello storico.

La produttrice Kathleen Kennedy non ha dubbi: “Sotto molti punti di vista, Sally Field ha avuto uno dei ruoli più difficili del film. Avrebbe potuto recitare in modo molto prevedibile, invece ha creato un brillante connubio tra la moderazione e la complessità del personaggio. È evidente che Mary si senta sopraffatta, ma si vede anche quanto si sia data da fare per cavarsela da sola, sostenere il marito ed essere la first lady della nazione”. Ne abbiamo parlato con la stessa Sally Field:

Miss Field, ci descriva dunque questa donna...
Era una donna in gamba ma a quei tempi non c’era spazio per le donne a nessun tavolo, eccetto quello da pranzo, quindi lei sostenne il marito da dietro le quinte. Politicamente era molto astuta ed era stata fin dall’inizio la sua confidente.

Perché dunque se ne parla anche sotto una luce negativa?
In un certo senso, credo che le persone l’abbiano demonizzata per dare lustro al marito. Lincoln è stato un uomo nobile e totalmente dedito al suo paese in un momento segnato da una guerra orribile e sanguinosa; dire che fosse sposato con una donna bisbetica credo sia una frottola bella e buona. Alla gente piaceva pensare: ‘Pover’uomo, guarda quante ne deve passare’ e in questo c’era qualcosa di vero, ma neanche lui era una persona facile. Poteva essere distante e remoto. Ma Mary ha sempre creduto nella sua genialità e non ha mai dubitato della sua capacità di cambiare il mondo, come lui, di fatto, fece.

E' vero lei è stata coinvolta da Spielberg nel progetto già diversi anni fa?
Sono stata coinvolta prima che Tony Kushner scrivesse la sceneggiatura. Era il 2005 quando Steven mi ha chiamata e sapevo che da lì al primo ciak avrei dovuto aspettare tanto tempo. Quando ho letto il copione le mani mi tremavano: mi toglieva il fiato.

Ci descriva il modus operandi di Steven Spielberg alle prese con la grande responsabilità di “catturare” su camera un'icona americana...
L'esperienza di girare questo film è stata meravigliosa e quasi magica. Abbiamo sentito il peso di questa storia. Ho avuto la fortuna di lavorare con diversi grandi registi e Steven è il meglio che potessi avere. È instancabile nella sua visione, ma è anche aperto al cambiamento, se trova di meglio. È sempre disponibile a osservare, pensare e sperimentare modi differenti di effettuare le riprese e a presentare una varietà di idee agli attori.

A parte il peso di questa icona americana, avete pensato anche a un modo particolare di approcciarvi all'audience europea?
Penso che Lincoln tratti un tema universale focalizzandosi su quel momento in cui i governi si bloccano e l'ideologia si rifiuta di vedere un quadro più grande. La gente si ritrova in pericolo e nessuno sa trovare un modo di andare avanti. Un po' come succede oggi con la crisi economica. Questo secondo me è il tema del film: il rischio di ritrovarsi in un mondo in cui la gente non guarda aldilà del proprio orto. Steven ci mostra la pressione che deve subire il presidente come persona: per agire deve trovare l'equilibrio tra il suo aspetto umano e quello che è il bene del popolo. E questo non vale solo per un capo di stato o di governo, vale per anche per un padre di famiglia.

Lincoln, in uscita il 24 gennaio, è distribuito dalla 20th Century Fox.
 

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