Ed ecco finalmente arrivare nelle nostre sale, dopo l’apparizione all’ultimo festival di Locarno, il famigerato secondo episodio del dittico che in origine componeva “Grindhouse”: Robert Rodriguez ha realizzato il suo personale omaggio all’horror di serie B degli anni ’70 con questo strampalato ma divertente “Planet Terror”, che a dire il vero stravince il confronto con “Death Proof” di Quentin Tarantino; dove in quello infatti si assisteva ad una riproposizione troppo autoreferenziale di una passione che si esplicitava senza il minimo contributo di uno straccio di canovaccio narrativo, nel film di Rodriguez assistiamo invece al tentativo giocoso di riproporre prima di tutto lo spirito guascone dei lavori di quel genere, ma raccontando al tempo stesso una storia – fracassona quanto si vuole, non c’è da obiettare su questo, ma comunque una storia.
Il nutritissimo cast di volti famosi che si presta a questo esercizio ludico è davvero impressionante: a restare impressi su tutti alla fine rimangono il roccioso Josh Brolin (uno da tenere d’occhio, bravissimo protagonista del nuovo film dei fratelli Coen), ma soprattutto il protagonista Freddy Rodriguez, giovane talento scoperto dalla TV che ruolo dopo ruolo sta evidenziando non solo delle capacità attoriali sorprendenti, ma anche una tenuta da protagonista fino ad ora assolutamente insospettata.
Raccontare la vicenda che funge da canovaccio per “Planet Terror” è quasi superfluo, basta tornare a guardarsi tutti i peggiori horror sugli zombie prodotti dalla sotto-cultura cinematografica americana e non solo. Il fatto però è che Robert Rodriguez dota la sua pellicola del miglior gusto per il gioco che ha contraddistinto molti altri suoi lavori, primo tra tutti l’altro suo horror-cult “Dal Tramonto all’alba” (From Dusk Till Dawn, 1995): anche in quest’ultima fatica il ritmo è forsennato, le trovate visive affascinanti e devote alla miglior tradizione del grand-guignol, le situazioni paradossali si sprecano e servono tutte per alzare costantemente la posta in gioco, costringendo cioè lo spettatore ad abbassare sempre di più la sua soglia di verosimiglianza per aumentare il divertimento. E l’idea funziona per la maggior parte del tempo, salvo forse rallentare in un finale a dire il vero un po’ lunghetto e non particolarmente originale.
A conti fatti, “Planet Terror” riconcilia decisamente chi sta scrivendo con l’idea originale che stava alla base dell’esperimento “Grindhouse”: proporre al pubblico un’idea di cinema ed un amore per esso che vanno oltre la semplice citazione fine a se stessa (come ci sembra sia accaduto per la parte di Tarantino).
Rodriguez ha realizzato un B-movie assolutamente non pretenzioso se non nel suo essere volutamente divertito e bislacco: l’operazione appare riuscita, con la speranza però che il cineasta torni al più presto a prendere sul serio la sua vena creativa, qualunque e per quanto ridanciana essa sia.


NOTIZIE
Rodriguez meglio di Tarantino
Robert Rodriguez ha realizzato il suo personale omaggio all'horror di serie B degli anni '70 con questo strampalato ma divertente "Planet Terror", che stravince il confronto con "Death Proof" di Quentin Tarantino.

03.10.2007 - Autore: Adriano Ercolani