Resident Evil: Retribution - La recensione

Arrivata al quinto episodio a dieci anni dal primo, la saga di Resident Evil ha ormai abbandonato la strada del cinema in senso stretto per tentare un ibrido con il linguaggio dei videogiochi. Un esperimento genetico che non ha nulla da invidiare ai mostri che si susseguono nei film della serie: del cinema in senso classico rimane poco. La trama è un pretesto per una sequela di scene d'azione spettacolari in 3D, in cui livelli, rompicapo da risolvere, filmati esplicativi, rifornimenti di armi e munizioni e persino il mostro finale rimandano esplicitamente alla narrazione interattiva dei videogame.

Nonostante tutto, Resident Evil: Retribution è un prodotto divertente e con un buon ritmo. Le idee non mancano: l'intera pellicola è ambientata in un gigantesco complesso di laboratori che riproducono quartieri di grandi città come Tokyo, Mosca e New York, in cui la malvagia Umbrella Corporation sperimenta le proprie armi batteriologiche. Oltre a Milla Jovovich, tornano altri volti ben noti ai fan della saga, come Michelle Rodriguez (Rain) e Sienna Guillory (Jill Valentine), e torna alla regia, dopo lo scorso capitolo, anche l'autore del primo film Paul W.S. Anderson. Mancano invece quasi totalmente, a parte un paio di brevi sequenze, gli zombie, che nei videogiochi originali e nei primi film erano al centro della storia. Resident Evil nasce infatti come omaggio al cinema di George Romero, ma ormai se ne è distaccato totalmente per tono, messa in scena e intenti.

Resident Evil: Retribution si conclude con un cliffhanger che anticipa probabilmente l'episodio finale, che andrà a concludere l'esalogia. È scontato, comunque, che dopo il sesto film la saga ricominci da capo con nuovi attori e autori.

In uscita il 28 settembre, Resident Evil: Retribution è distribuito in Italia da Warner Bros.