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Red Road

Intenso, doloroso anche non sempre precisamente scandito nella trama principale "Red Road" è destinato a dividere la critica e forse pronto per essere una delle sorprese di Cannes 2006

Red road

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani
Cosa faresti se l’uomo che ti ha distrutto la vita se ne girasse libero per la città apparentemente impunito? E soprattutto  come ti comporteresti se scoprissi che quello stesso uomo in realtà ha dei problemi simili ai tuoi, è quindi  un essere umano che stenta  e soffre proprio come te? A questo punto, che senso avrebbero tutto il dolore ed il desiderio di vendetta accumulati?

Questi sono i dilemmi che attanagliano la protagonista di “Red Road”, opera d’esordio della regista Andrea Arnold inserita a sorpresa nel concorso ufficiale.

Melodramma dall’impianto fortemente realistico, in cui gli ambienti urbani poveri e degradati giocano un ruolo fondamentale nell’esplicare lo status dei personaggi, quest’opera prima possiede una capacità d’impatto decisamente notevole: merito soprattutto della messa in scena voluta dalla Arnold, che sceglie di stare appiccicata addosso alla protagonista raggelata dal dolore della perdita. La regia non è mai convulsa, ma sempre lucida e quasi ossessivamente partecipe, invischiata in ciò che presenta. Grazie anche a questa scelta estetica mantenuta fino in fondo la sconosciuta Katie Dickie sfodera una prova d’attrice trattenuta ed insieme vibrante, candidandosi a sorpresa  per la palma alla migliore interpretazione femminile. Accanto a lei il più conosciuto caratterista Tony Curran, anch’egli sorprendentemente contenuto e commovente.

Pellicola sicuramente riuscita, soprattutto se consideriamo che si tratta di un esordio, “Red Road” possiede però anche alcuni vistosi difetti: primo tra tutti quello di non avere ben preciso il senso del ritmo narrativo; la rima parte del film infatti sembra molto più prolissa del necessario, e la storia vera e propria ci mette troppo tempo a partire. Quando però la trama principale si delinea in maniera definitiva, il lungometraggio decolla e diventa appunto un melodramma puro e stringente, che i certi momenti ricorda, seppur da lontano, il bellissimo “21 Grammi” (21 Grams, 2002) di Alejandro Inarritu.

Intenso, doloroso anche non sempre precisamente scandito nella trama principale, “Red Road” è comunque un lungometraggio diretto ed interpretato con notevole capacità, destinato a dividere la critica e forse pronto per essere una delle sorprese di Cannes 2006. Pur riconoscendone le imperfezioni, noi lo abbiamo apprezzato.

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