
La regola vale anche per l'ultimo Non aprite quella porta 3D. L'idea di partenza non è male, ma porta, appunto, da subito al confronto diretto con il film di Hooper e questo non fa che accentuare le mancanze del nuovo episodio. Non aprite quella porta 3D si pone come unico vero sequel del primo capitolo, cancellando la cronologia successiva. Per questo, il regista John Luessenhop decide di utilizzare i titoli di testa per mostrare le sequenze dell'originale e si ricollega ad esse con del nuovo girato che mostra cosa sia successo subito dopo gli eventi del primo episodio: lo sceriffo locale, insieme a una folla inferocita, rade al suolo la casa della famiglia di cannibali (battezzati Sawyer). Si salva solo una neonata che, cresciuta, eredita la casa della nonna e finirà tra le braccia di Faccia di Cuoio insieme a un gruppo di amici.

La sceneggiatura – di Adam Marcus, Debra Sullivan e Kirsten Elms – tenta, bisogna ammetterlo, strade nuove, non solo nella premessa ma anche nello svolgimento. Certo, l'ambientazione ad Ognissanti e la parentela tra il mostro e la vittima fanno pensare più a Halloween di John Carpenter che alla saga di Leatherface, ma tant'è: per lo meno non c'è la stessa identica struttura dei precedenti, con l'aggiunta di un cattivo ben più umano e forse anche peggiore – perché totalmente lucido e “normale” – di Faccia di Cuoio. Purtroppo i colpi di scena sono tra i più telefonati di sempre e i protagonisti sono la solita galleria di giovinastri piatti e odiosi, presenti solo per farsi macellare in sequenza. A ciò si aggiunge una regia poco ispirata che appiattisce i momenti di tensione, e un 3D che più di tanto 3D non è, a parte un paio di (prevedibili) fuoriuscite della motosega di Leatherface dallo schermo. Mai come in questo caso, “l'originale è sempre il migliore”.
Non aprite quella porta 3D è distribuito in Italia da Moviemax.