
Mettiamo le cose in chiaro: La cuoca del presidente piacerà, soprattutto nel nostro paese. Piacerà per come unisce due idee molto apprezzate dagli italiani: da un lato, mostra in modo dettagliato la lavorazione di un piatto – e sicuramente ci sarà chi andrà subito dopo a sfogliare un libro di ricette per tentare l'esperimento a casa o a rispolverare il vecchio pasticcio della nonna. Dall'altro, rivela come anche una figura austera come l'anziano presidente francese sia nell'intimo una persona legata alle tradizioni e alla semplicità dei piatti cucinati dalla mamma. E Dio solo sa quanto agli italiani, popolo di mammoni, piacciano i politici che non mancano di esternare il loro affetto nei confronti della mamma e dei valori di un tempo (salvo poi arricchirsi alle loro spalle).

Il film di Vincent ha certamente qualche merito, che risiede proprio nella sua capacità di raccontare una storia ambientata a palazzo senza mai tirare in ballo la politica, ma concentrandosi esclusivamente sul dietro le quinte e rappresentando una lotta intestina tra due “partiti” – quello “conservatore” della cucina principale dell'Eliseo, che vorrebbero vedere Hortense sparire, e quello “progressista” composto dalla cuoca di Mitterrand e dalla sua squadra. Peccato che, dopo una partenza divertente, il ritmo vada lentamente a spegnersi, soprattutto per colpa di una protagonista che dovrebbe rappresentare il cliché della donna forte che scavalca la burocrazia e scardina la prassi e infine conquista (quasi) tutti con la determinazione e il talento, ma risulta solo antipatica e un po' fredda. I veri protagonisti, comunque, sono i piatti, e di quelli ce ne sono davvero tanti: gli appassionati di cucina apprezzeranno.
La cuoca del presidente è distribuito in Italia da Lucky Red.