Era
un uomo di successo Jean Dominique Bauby: redattore capo del settimanale Elle,
separato con tre figli e innamorato di un’affascinante giovane donna. La sua
vita cambiò improvvisamente quando nel 1995 rimase vittima di una grave forma
di ictus chiamata Locked in Syndrom. Uscito da un coma durato 20 giorni,
Jean Dominique si risveglia dentro un corpo completamente paralizzato. Incapace
di parlare. Incapace di respirare in modo autonomo. Unico mezzo per comunicare
con il resto del mondo, la sua palpebra sinistra. Così, attraverso un
linguaggio speciale fatto di lettere d’alfabeto e battiti di ciglia, Jean
Dominique Bauby ‘scrive’ “Lo scafandro e la farfalla”, un toccante
diario sulla sua condizione di viaggiatore immobile.
Ispirandosi
a questo libro – uscito in Francia nel 1997 – il regista e pittore newyorkese Julian Schnabel ne trae una fortunata
trasposizione cinematografica. Miglior regista al Festival di Cannes e
candidato ai prossimi Oscar per la stessa categoria, Schnabel ricostruisce
senza retorica i sussulti di una coscienza sempre vigile. Agile e leggera come
una farfalla, la coscienza di Jean Dominique (Mathieu Amalric) è intrappolata
nello scafandro di un corpo che non risponde più.
Il filo conduttore dell’intera narrazione è la voce
fuori campo di Bauby che, unitamente all’espediente della ripresa in soggettiva,
coinvolge lo spettatore nell’universo interiore del protagonista. Un mezzo
efficace che Schnabel utilizza per
portarci invece fuori dallo scafandro emozionale, è la tecnica del flashback.
Ed ecco che tornano alla mente i ricordi più intensi, le atmosfere più
irripetibili, i momenti più preziosi di tutta una vita.
Vista
la delicatezza del tema trattato, la memoria va subito ad un altro grande film,
incentrato sulla storia vera di Ramón Sampedro, tetraplegico spagnolo che combatté
per 30 anni una dura campagna a favore dell'eutanasia, per il proprio diritto a
morire. Era il 2004 ed il film s’intitolava “Mare dentro” di Alejandro
Menàbar, interpretato da un eccellente Javier Bardem.
Lontano da prese di posizione etiche o morali, “Lo
scafandro e la farfalla” è semplicemente la cronaca di una travagliata vita
interiore. Un film di grande impatto emotivo e ben disegnato nel suo complessivo
impianto estetico. Sui nostri schermi a
partire da venerdì.


NOTIZIE
Prigioniero di se stesso
Miglior regista al Festival di Cannes e candidato ai prossimi Oscar per la stessa categoria, Julian Schnabel dirige il riuscito "Lo scafandro e la farfalla" nelle sale da venerdì

12.02.2008 - Autore: Eva Gaudenzi