
La verità, come spesso accade, sta nel mezzo: Oltre le colline è un lavoro ambizioso, fatto di immagini costruite con grande perizia. È la storia d'amore tormentata tra due donne, un amore proibito sullo sfondo di un monastero ortodosso guidato da un prete (Valeriu Andriuta) dalle forti convinzioni sulla società moderna e popolato da monache che rispettano le direttive della religione senza porsi mai domande. Ma è anche la storia di un esorcismo, raccontata in un modo totalmente inedito: al posto degli effettacci, ci sono le urla, le catene, la sofferenza. C'è soprattutto l'ambiguità: Alina (Cristina Flutur), giunta dalla Germania per convincere l'amata Voichita (Cosmina Stratan) a lasciare il monastero, viene corrosa nel profondo da una gelosia aggressiva che il prete interpreta come possessione demoniaca, ma che forse non lo è per nulla.

Mungiu non dà risposte. Si limita a riportare i fatti, coadiuvato da un cast all'altezza dell'estremo realismo imposto: le protagoniste, Flutur e Stratan, sono eccezionali e non a caso hanno vinto ex aequo all'ultimo Festival di Cannes. Ma un difetto c'è: Mungiu assottiglia talmente tanto il confine tra finzione e realtà da dimenticarsi che un film necessita di struttura. Risultato, la sceneggiatura (che pure ha vinto a Cannes) spesso gira a vuoto, c'è una continua ripetizione degli stessi meccanismi – Alina ha un attacco, le suore si spaventano, chiamano il prete e rimettono la ragazza sotto controllo. Però il bello è che il regista non giudica mai: non vuole puntare il dito sulle credenze arcaiche della chiesa, quanto esaminare una comunità chiusa e l'effetto che l'isolamento può avere sulla mente. In questo, Oltre le colline ha decisamente successo.
In uscita il 31 ottobre, Oltre le colline è distribuito in Italia da BIM.