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Minority Report
Minority Report

12.04.2007 - Autore: Ludovica Rampoldi
Il futuro non promette niente di buono, se persino Steven Spielberg lo tratteggia in toni così cupi e inquietanti. Dall'ottimismo di "E.T." e "Incontri ravvicinati", la fantascienza per Spielberg diventa con "Minority Report" l'occasione per immergersi in un mondo allucinato e privo di libertà individuale.
Washington, anno 2054. L'omicidio è stato completamente debellato. Una speciale Unità, la Pre-Crimine, riesce a punire i colpevoli prima ancora che si macchino di colpe. Il compito di prevenire i crimini è affidato ai Precog, i precognitori, tre giovani veggenti che vivono in una camera di sospensione, il "tempio", dove vegetano galleggiando in una linfa. Una tecnologia d'avanguardia riesce a visualizzare le premonizioni di omicidio dei Pre-Cog, e quindi a risalire all'ora esatta in cui il crimine avverrà. A capo di tutta questa struttura c'è il Comandante John Anderton, il migliore sulla piazza, abilissimo a prevenire i crimini ma totalmente a pezzi sul piano emotivo. Distrutto dalla perdita del figlio avvenuta sei anni fa, quando la Pre-crimine ancora non esisteva, Anderton si aggira la notte in cerca di droga che lenisca la nostalgia per la famiglia perduta. La struttura di prevenzione è perfetta, non ha mai sbagliato, e John Anderton ha fede illimitata nelle sua potenzialità. Almeno fino al giorno in cui non diventa anche lui un sospettato: a quanto prevedono i precog, entro 36 ore John Anderton ucciderà un perfetto sconosciuto.
Rispetto agli altri potenziali omicidi, Anderton ha un vantaggio: può scappare. Inizia così per il Capitano una fuga alla ricerca delle prove che lo potrebbero scagionare, il cosiddetto 'rapporto di minoranza' (quando un precog si trova in disaccordo con gli altri) che lo conduca a un possibile "futuro alternativo". La fuga diventa ben presto un viaggio nell'abisso del suo conflitto interiore. Tra inventrici sibilline, trafficanti d'occhi, spacciatori di strada, Spielberg tratteggia un mondo dove la privacy è una parola senza senso, dove la scansione oculare è capace di rintracciarti ovunque, e dove i manifesti di Gap ti chiamano per nome invitandoti a comprare. Il tema del film è il libero arbitrio: dove è la nostra libertà se i nostri atti sono già scritti? Quanta privacy può essere sacrificata in nome della nostra sicurezza? A queste domande Spielberg risponde con un bellissimo film, dalla trama intricata e ricca di sorprendenti colpi di scena, capace di durare due ore e venti senza mai annoiare. Perché Minority Report più che un saggio sul libero arbitrio è soprattutto un grandioso thriller d'azione e, probabilmente, il capolavoro di Steven Spielberg.