Id., Gran Bretagna, 2005;
di Danny Boyle; con James Nesbitt, Daisy Donovan, Alex Etel, Lewis McGibbon.
Da orfano della madre, il piccolo Damian (Alex Etel) si trasferisce insieme al padre Ronnie (James Nesbitt) ed al fratello più grande Anthony (Lewis McGibbon) in un nuovo quartiere di periferia, più agiato. Qui il bambino trova una borsa piena di sterline, gettata da un treno a causa di una rapina. Insieme al fratello Damian nasconde il prezioso bottino, trovato proprio pochi giorni prima che il Regno Unito adotti anch’esso come moneta ufficiale l’Euro, abbandonando definitivamente la vecchia e gloriosa sterlina. Il bambino, da sempre affascinato da storie di santi e dal desiderio di fare del bene, cerca in ogni modo di donare ai poveri l’intera somma. Divenuti improvvisamente depositari di questa enorme quantità di denaro, i due ragazzi si accorgono però ben presto che possedere una tal somma può creare tutta una serie di problemi, soprattutto quando i malviventi che l’hanno rubata vogliono impossessarsene di nuovo…
Non è certo una novità il fatto che il cinema di Danny Boyle sia un cinema piuttosto “ruffiano” -passateci il termine- , capace cioè di affabulare lo spettatore soprattutto attraverso trovate di regia spesso furbe e modaiole. Quando il regista ha a disposizione una sceneggiatura solida, oppure contenente discrete trovate drammaturgiche, allora le sue pellicole si dimostrano capaci di soddisfare anche la critica più esigente: “Piccoli omicidi tra amici” (The Shellow Grave, 1994), “Trainspotting” (Id., 1996) o “28 Giorni dopo” (28 Days Later, 2003) ne sono gli esempi più evidenti. Quando invece i suoi film sono basati soltanto su bizzarre trovate di messa in scena, ed un gusto piuttosto innocuo per un tipo di messa in scena visivamente un po’ frivolo, ecco che pellicole come “The Beach” (id., 1998) o “Una vita esagerata” (A Life Less Ordinary, 1997) dimostrano tutto il fiato corto della poetica del loro autore. Questo strampalato e confuso “Millions” appartiene purtroppo a questa seconda schiera di cinema: Boyle vuole mescolare melodramma familiare, noir anni ’40, favola consolatoria e soprattutto moralistica storia di formazione, amalgamando il tutto attraverso una messa in scena incoerente ed insensata. A forza di sovraccaricare ogni inquadratura di luci ed effetti cromatici si crea così un effetto di sfasamento che non permette nessun tipo di coinvolgimento con la storia raccontata; i personaggi poi sono troppo stereotipati per risultare coinvolgenti. Nonostante la consumata simpatia dei giovani attori e di un valido caratterista come James Nesbitt, neppure loro riescono a risollevare con le rispettive dalla monotonia della storia scritta da Frank Cottrell Boyce; “Millions” si trascina in questo modo per la sua ora e quaranta senza riuscire a prendere una via estetica precisa, e cedendo ben presto alla noia; per quanto riguarda la confezione, spicca soltanto al fotografia di Anthony Dod Mantle, già apprezzato in “Dogville” (id., 2003) di Lars Von Trier.
offscreen


NOTIZIE
Millions
Torna Danny Boyle il regista inglese di "Trainspotting" e "28 giorni dopo" con un melodramma dai risvolti favolistici.

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani