
Cannes 2012: Haneke vince la Palma d'Oro con “Amour”
Il problema è che il remake del film di William Lustig (datato 1980) è un esercizio di stile che per novanta minuti cerca di mostrare il tutto secondo la prospettiva di un giovane serial killer il cui piacere estremo è quello di uccidere le vittime con tutte le coltellate del mondo.

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Un peccato che non ci siano altre idee, dal momento che la sceneggiatura del film è scritta da Alexandre Aja, regista che sa come sporcarsi le mani nel sangue – lo ha già dimostrato nel buon remake de “Le colline hanno gli occhi”. Dunque niente più di una serie di omicidi di povere ragazze mezze decerebrate (che nell’era di internet sono pronte ad accogliere un estraneo con qualche rotella fuori posto nella loro casa). Per il resto ci sono manichini a compensare le sofferenze di un rapporto edipico e un Elijah Wood il cui cognome calza a pennello: l’attore non è mai stato così legnoso nei panni del serial killer represso che vediamo in faccia solo quando si guarda allo specchio. Quella della soggettiva è una buona idea tirata per le lunghe al fine di coprire i vuoti e la totale mancanza di tensione. Perfino i realizzatori non ci credono fino in fondo, abbandonando la camera in prima persona in un paio di sequenze inspiegabili.
Da dimenticare.
Per sapere tutto dell'appena conclusosi Festival di Cannes, vi invitiamo per l'ultima volta a sfogliare il nostro speciale.