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Lo stile inconfondibile dei Simpson
I Simpson sono corrosivi. Spietati. Lucidi e affilati come un rasoio

12.04.2007 - Autore: Alessandro Bottero
Possiamo tranquillamente dire che esistono stili ben precisi anche nel vasto e variegato mondo dei cartoni animati, sia serie TV che lungometraggi. Allinizio cè Walt Disney, e tutto ruota attorno alla sua visione del nuovo medium. Storie per famiglie, temi tratti dalle favole classiche, cura grafica minuziosa. I film, e prima ancora le Silly Simphonies, sono la versione moderna delle favole, racconti edificanti che mostrano ai bambini le (liete) conseguenze dellagire bene, e quelle (tragiche) del trasgredire leggi e divieti. Poi arrivano la Warner Bros., ma soprattutto Hanna e Barbera. Dal lungometraggio per le sale cinematografiche si passa ad una galassia di brevi cartoons e di serie TV.
Anarchia totale. Lo stile è quello di una progressiva ridefinizione verso il basso della grafica, dovuta alla produzione seriale. I personaggi sono schegge impazzite, che, per usare la definizione proposta da Luca Raffaelli nel suo saggio le \"Anime Disegnate\" (ed. Castelvecchi), vivono in un perenne stato di Tutti contro Tutti. Mettendo da parte il fenomeno Manga/Anime, lo stadio successivo del cartooning occidentale (europeo/americano) è sicuramente costituito dai \"Simpson\", la serie a cartoni animati più longeva della storia della TV americana con oltre nove anni di vita. I Simpson sono un fenomeno con cui fare i conti perché è indubbio che abbiano rappresentato un salto stilistico rispetto a quanto li ha preceduti. Questo sia a livello grafico - con il recupero di alcune caratteristiche dellallucinata grafica della scena underground californiana degli anni 60 - sia come modo di rappresentare la realtà.
GRAFICA E STILE
Per il primo caso rimando a un certo modo di concepire le inquadrature, certi montaggi, certe sequenze particolarmente inquietanti che riportano alla mente le opere di Rick Griffin, indimenticato illustratore degli LP dei Grateful Dead, oppure il mitico e sovversivo Fritz il gatto, sorta di manifesto della controcultura a fumetti di quegli anni.
Il secondo punto, ossia il nuovo stile con cui i Simpson rappresentano la realtà è sintetizzabile nel Simpson P.O.V. o Simpson Point Of View. Un modo di guardare il reale con occhio disincantato, ma non disperato. Allinterno del mondo dei Simpson infatti esiste un nucleo solido, a cui potersi aggrappare quando tutto il resto crolla o si rivela ingannevole. E la famiglia. Lo stile dei Simpson è quello dellaccettazione - non zuccherina, sdolcinata, e alla lunga nauseante - di chi crede che tutto sia bello e che se ci si vuole bene tutto andrà a finire con i fiorellini che sbocceranno nei prati.
No. Laccettazione dei Simpson è quella di chi SI conosce e CI conosce per quello che siamo. Lazzaroni come Homer. Nevrotici e sotto sotto snob come Lisa. Furbastri come Bart. Tutto vero, ma in fondo cè qualcosa di valido, per cui vale la pena di dire ok, è andata così. Non facciamone un dramma. Ricominciamo.
Badate bene. Non sto descrivendo un cartone animato simil new age. I Simpson sono corrosivi. Spietati. Lucidi e affilati come un rasoio. Cè molto della vita reale in loro, e spesso esattamente come lhanno descritta. Non trovo molto diverso Mr.Burns da tutta una serie di personaggi del mondo dellaltissima finanza. O il sindaco, il preside, lo stesso Homer. Non cè poi MOLTA differenza tra loro e eventuali corrispettivi nel mondo reale.
Ma lo stile rimane. La scelta di Groening, sempre presente (più o meno esplicita) lungo i nove anni della serie. Alla fine, per quanto possano andare male le cose, è meglio ridere assieme che piangere da soli.