

NOTIZIE
Little Miss Sunshine
A fronte di un budget di produzione 'indipendente' di 8 milioni di dollari, il film ne ha incassati in America già più di 46, diventando probabilmente la sorpresa di questa stagione cinematografica

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani
Difficile trovare una famiglia più variegata degli Hoover; ognuno dei sei componenti del gruppo infatti si trova in un momento fondamentale della propria esistenza, in cui bisogna fare i conti con le proprie aspirazioni e soprattutto con l’effettiva possibilità di realizzarle. Quando la piccola Olive viene selezionata per partecipare ad al concorso di “Piccola Miss California”, gli Hoover si stringono più o meno volentieri intorno a lei per realizzare il suo sogno. A bordo di uno sgangherato furgoncino Wolkswagen si imbarcano tutti in un viaggio che li condurrà ad affrontare le loro paure ed a confrontarsi con se stessi.
Se gli incassi fossero una prova sufficiente per confermare l’effettiva qualità di un film americano, questo “Little Miss Sunshine” sarebbe senza dubbio inserito nella lista dei migliori lungometraggi dell’anno: a fronte di un budget di produzione “indipendente” di 8 milioni di dollari, il film ne ha incassati in America già più di 46, diventando probabilmente la sorpresa di questa stagione cinematografica. Questo indiscutibile successo è più che meritato, in quanto si tratta di un’opera la cui freschezza e sincerità è a tratti contagiosa.
La coppia di registi esordienti ha infatti diretto con mano sicura e briosa una commedia frizzante, commovente, assolutamente ben recitata da un gruppo di attori su cui spiccano il “grande vecchio Alan Arkin” ed un sorprendente Steve Carell. Se una pecca va proprio trovata in "Litte Miss Sunshine”, essa si trova in una sceneggiatura che non riesce ad equilibrare con precisione momenti lievi ad altri più profondi: in alcune scene sembra che la comicità scaturita da personaggi e situazioni sia piuttosto superficiale, mentre in altre la capacità di introspezione psicologica e la finezza della scrittura drammaturgica sono addirittura entusiasmanti. Anche in alcune scelte di messa in scena, come ad esempio alcune scenografie e costumi volutamente anni ’70, sembrano un’insistenza che poco c’entra con quanto raccontato -soprattutto con la frenesia da successo che sembra il leit-motiv principale. Dove però la pellicola si trasforma in qualcosa che verrà ricordato è in un finale di grandioso impatto emotivo, commovente per il messaggio che esplicita e ammirevole nello sviluppo della trama.