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L'Esorcista, un terrore che dura da 30 anni
Nella versione integrale scene davvero 'pulp'

14.04.2003 - Autore: Stefano Finesi
Si narra che alle prime proiezioni americane de \"LEsorcista\" la gente urlasse, si coprisse gli occhi, scappasse dalla sala. Correva lanno 1973 e malgrado il genere horror si andasse ormai affermando anche nelle sue derivazioni più truculente (i primi passi di Romero, Craven, De Palma), qualcosa nel film riusciva come mai prima a scuotere gli spettatori nel profondo e a scatenarne reazioni incontrollate, insieme ad una vera e propria corsa al botteghino.
Il regista Friedkin era stato baciato di fresco dagli Oscar per \"Il braccio violento della legge\" e William Peter Blatty, autore del best-seller che solo in America aveva già conquistato tredici milioni di lettori, lo volle assolutamente a dirigere il film: scelta felice, perché se a \"LEsorcista\" spettano diversi primati nellelaborazione di trucchi ed effetti speciali (in tempi digitalmente non sospetti), il fascino terrificante del film sta essenzialmente nella violenta tensione psicologica, che Friedkin come pochi sa mettere in scena.
I sagaci produttori della Warner non devono quindi essersi lambiccati a lungo il cervello sullopportunità di una riedizione del film a quasi trentanni di distanza e sulle sue potenzialità di richiamo per platee giovanili, meno assuefatte alla violenza di quanto si creda: ecco allora questo \"LEsorcista - Versione Integrale\" (\'The Exorcist - Directors Cut\'), rimesso a nuovo e reintegrato di alcune scene tagliate, ed ecco un nuovo successo planetario (chi scommette che in Italia batterà pure lultimo Friedkin, \"Regole donore\"?).
Le novità di questa edizione sono legate essenzialmente a undici minuti di girato non inserito nella versione del 73 e un restyling sonoro in Dolby Digital, a cura di Steve Boeddeker e Jennifer Law Stump. Sui minuti aggiunti si sono alimentate diverse leggende e addirittura si vociferava di alcuni dettagli che avrebbero alterato il senso finale del film: tutto ciò ovviamente non accade ma, a film in sostanza intatto, si aggiungono comunque diversi frammenti interessanti. Come quello in cui Padre Karras celebra la messa senza riuscire a fare la comunione (che sottolinea la sua momentanea perdita della fede), o lampliamento delle scene delle visite mediche di Regan, oppure le più frequenti comparse - quasi subliminali - di volti demoniaci sparsi per la casa. Ma dove la nuova versione mostra i muscoli, facendo la gioia degli appassionati di splatter, è nella reintegrazione di una delle sataniche prodezze di Regan, che si lancia lungo le scale di schiena a quattro zampe sbrodolando sangue dalla bocca. Lo stesso Friedkin dichiara, forse con un po di enfasi: E la versione in cui Bill Blatty ha sempre creduto. Mi ci sono voluti 26 anni per capire il perché e ora sono daccordo con lui. Le sequenze aggiunte non solo approfondiscono la spiritualità alla base del film, ma fanno vedere alcuni momenti assolutamente terrificanti.
Ancora più intrigante delle aggiunte, tuttavia, è la nuova veste sonora, capace di arricchire il film di suggestioni straordinarie: tutto il corredo di rumori, suoni, grida, rielaborato in Dolby Digital sfreccia per ogni angolo della sala permettendo un ulteriore coefficiente di coinvolgimento e rendendo molte sequenze ancora più agghiaccianti. Lunico neo sta nel fatto che tale trattamento a volte stride con il sonoro tradizionale delle voci, dando limpressione di essere qualcosa di estraneo sovrapposto al corpo del film.
La lesa maestà tuttavia non è mai neanche sfiorata, anzi, come dicevano, il film di Friedkin ci viene alla fine riconsegnato intatto, per la gioia (o il terrore, fate voi) di nuovi e vecchi e spettatori. Forse sarebbe meglio, al limite, non abusare dellespressione directors cut: etichetta che ormai accompagna troppe riedizioni, come se ci fossero schiere di directors pronti alla rivalsa definitiva. Ma, per andare a rivedere \"LEsorcista\", non dovrebbero servire scuse, pretesti o blandizie di qualsiasi genere: il film eletto più volte come il più pauroso della storia del cinema fa ancora strillare, coprire gli occhi e fuggire dalle sale.