Amore lesbico, problematiche legate all’AIDS nella comunità gay degli anni 80’-90’ e la scoperta da parte di un’adolescente del sesso e dei rischi, anche di salute, che intorno ad esso ruotano. Questi sono alcuni dei temi premiati dalla trentunesima edizione del TGLFF - Torino Gay & Lesbian Film Festival.
Vince infatti il premio al miglior lungometraggio il film francese sull'amore tra due donne, La belle saison di Catherine Corsini. Menzione speciale all'australiano Holding the Man di Neil Armfield, una storia di amore omosessuale in stile Romeo e Giulietta.
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Il Premio del pubblico per il miglior lungometraggio va invece a Viva di Paddy Breathnach; focus sul mondo delle drag queen. Ancora, il Premio Queer è andato invece a Califórnia di Marina Person; educazione sessuale di una adolescente e romanzo di formazione estremo. La Menzione speciale è invece stata assegnata a Los héroes del mal di Zoe Berriatúa storia di tre ragazzi vittime di bullismo che nella propria amicizia trovano una sorta di sollievo dalla cattiveria degli altri.
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Nel concorso cortometraggi, la Giuria ha scelto Balcony di Toby Fell-Holden, per la propria capacità di infrangere le barriere razziali raccontando la storia di un amore interculturale. Il pubblico ha invece premiato Double Negative di Brian Dilg. I premi sono stati assegnati da una giuria composta da Alessandro Borghi, Wieland Speck e Paola Turci.
Queste le singole motivazioni:
La belle saison di Catherine Corsini: «Un film profondo e autentico, che usa come strumento una recitazione che va al di là delle parole. Un inno a inseguire la nostra felicità nonostante gli ostacoli che a volte la vita ci pone davanti, prendendo in esame un periodo storico fondamentale per l'emancipazione femminile come gli anni ’70 e le problematiche che ancora oggi ci troviamo ad affrontare, raccontando finalmente l’amore tra due donne in modo libero. Che sia fonte d’ispirazione per la nostra mente e soprattutto per la nostra classe politica».
Holding the Man di Neil Armfield: «Holding the Man ricorda la storia della comunità gay e mostra un ritratto doloroso di questioni relative all’AIDS, nella fattispecie a partire dagli anni ’80-‘90 fino ai giorni nostri. Stile, fotografia e interpretazione brillante si fondono in un’immagine onesta e intrisa di sentimenti, dipingendo la famiglia, spesso nemica dei suoi figli queer, come una possibile fonte di sostegno sincero e amorevole».
Califórnia di Marina Person: «Per la capacità di dipingere il percorso di crescita e scoperta dell’identità sessuale di un’adolescente attraverso uno sguardo libero, intriso di un mai banale realismo nella ricostruzione storica, di un lirismo dei rapporti tra i corpi e i respiri naturali e credibili, in un coerente universo estetico dove fotografia, musica e attori si fondono in un oggetto vivo e pulsante, come la vita».
Los héroes del mal di Zoe Berriatúa: «Per l'audacia e l'efficacia del rapporto tra colonna sonora e visiva e la scelta stilistica che accoglie una commistione di generi cinematografici, che scavano in profondo in modo ironico e cruento il tema della violenza sociale».
Balcony di Toby Fell-Holden: «Per la capacità di stupire ribaltando gli stereotipi e di riconsiderare il concetto di diversità. Per la sentita interpretazione delle due protagoniste e per la regia attenta e mai invadente».