NOTIZIE

La terra dei morti viventi

Vent'anni dopo "Il giorno degli zombi" George A. Romero torna con un film che si accosta maggiormente ai suoi lavori passati, differendo in maniera sensibile dagli ultimi esempi di questo filone

land of the dead

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani
Land of the Dead, Usa, 2005.
Di George A. Romero;
con Simon Baker, Asia Argento, Dennis Hopper, John Leguizamo


Il mondo è ormai occupato dagli zombie. Gli esseri umani si sono rifugiati in piccole riserve militarizzate, in cui continuano la vita di un tempo. In una di queste piccole oasi felici iniziano però a sorgere gravi problemi quando Cholo (John Leguizamo), il pupillo del boss malavitoso Kaufman (Dennis Hopper), dopo un dissidio con il capo decide di rubare il portentoso “Dead Reckoning”, una macchina blindata adoperata per lo sterminio dei morti viventi ma capace di distruggere l’intera cittadina. Il compito di riportare in salvo il prezioso veicolo viene affidato all’impavido Riley (Simon Baker), che nel suo tragitto verso l’obiettivo troverà inaspettati una serie di alleati come la bella Slack (Asia Argento). Intanto, dall’altra parte delle recinzioni, i morti viventi si stanno organizzando per attaccare in massa la fortezza degli umani…

Il ritorno del grande George A. Romero al sotto-genere horror che egli stesso ha creato, lo zombie-movie, non può non essere salutato da un sincero applauso. Vent’anni dopo “Il giorno degli zombi” (Day of the Dead, 1985), il maestro torna con un film che si accosta maggiormente ai suoi lavori passati, differendo in maniera sensibile dagli ultimi esempi di questo filone: anche se aggiornato agli action-movie di oggi per quanto riguarda il ritmo della narrazione e l’uso (pur parsimonioso e coerente) di effetti speciali, “La terra dei morti viventi” rimane però nella sua essenza un B-movie ideato con intelligenza, stringatezza narrativa davvero efficace, e soprattutto dotato di una componente “gore” abbastanza sottovalutata nei recenti, vari remake o aggiornamenti del tema dei morti viventi. Il marchio di fabbrica dei film di Romero sta infatti proprio nel non curarsi della censura e saper costruire, senza mai scadere nel gratuito, alcuni momenti di fortissimo impatto visivo tendente al “grandguignolesco”. Come al solito anche i sottotesti del film, tutti rivolti come nei precedenti episodi all’analisi metaforica di una società americana che continua il proprio interno disfacimento, conferiscono al lavoro del cineasta una decisa profondità tematica, che supera anche la pura effettività della messa in scena. Unico difetto che si può attribuire a “La terra dei morti viventi” è un semplice errore ideologico: in questo film, ancor più che nei precedenti, i non-morti vengono mostrati in un certo senso come vittime-effetto della crisi sociale e morale della razza umana. Questo comporta, a nostro avviso, la loro parziale perdita di efficacia come fonte di terrore e soprattutto angoscia. Per spaventare davvero, gli zombie devono rappresentare la nostra componente irrazionale, selvaggia ed animalesca, ormai fuori controllo; devono essere una sorta di alter-ego impazzito dell’essere umano. Se diventano anch’essi “vittime del sistema”, quanto possono davvero intimorirci? A parte questo personale appunto, “La terra dei orti viventi” rimane comunque una pellicola molto ben riuscita, da gustare senza troppe concessioni alla raffinatezza…     

FILM E PERSONE