Il richiamo fatale che viene dalle nostre origini. Qualcosa da cui non puoi
scappare. Come un elastico, più ti allontani più tornerai con violenza al punto
di partenza. A richiamarti indietro è qualcosa di troppo forte, un
impasto di sangue e memoria che non puoi ignorare. Così Luigi piomba dal suo
tranquillo grigiore cittadino alla torbida atmosfera di un mondo che pensava
ormai alle spalle.
Partendo da questo scenario Sergio Rubini racconta una
storia corale e torna a girare nell’amata Puglia, ben più di una semplice
location del film, ma il vero e proprio humus
di tutta la pellicola. E’ la vicenda di quattro fratelli che si ritrovano tutti
insieme, dopo anni di distacco, quando giunge il momento di vendere la vecchia
masseria di famiglia. La proprietà, a volte, ci divide dagli affetti è la tesi
di Rubini: "Gli effetti devastanti
della proprietà sono noti a tutti ed è doloroso quando in famiglia arriva il
momento di dividersi le cose”.
Luigi (Fabrizio Bentivoglio) torna al paese di origine, Mesagne
(in provincia di Brindisi). Molti anni prima era stato cacciato da un padre
violento. A Milano è diventato professore di filosofia. Nel luogo natio ritrova
i suoi tre fratelli: Michele, un misero affarista, Mario, dedito al
volontariato e Aldo, violento come il padre. Luigi trova un mondo di cui ha
perso completamente il senso. Capisce subito di essere cambiato e si sente
estraneo a quelle dinamiche di paese del Sud. Tutti i fratelli sono infatti implicati
nei giri mafiosi dell’usuraio Tonino (Sergio Rubini) e forse anche in un
delitto compiuto durante la processione del Venerdì Santo.
Rubini dipinge le atmosfere intense di un Sud ancora arcaico
e passionale pescando dall’iconografia western. Ecco allora i dettagli degli
occhi, le inquadrature dall’alto e i campi lunghissimi che lasciano ardere al
sole la terra brulla. Una storia un po’ gialla e un po’ melò, un po’ commedia
all’italiana e un po’ tragedia greca. Rubini pesca nel mito della Terra
d’Origine e s’ispira pure a Dostoevskij. "In lui c'è l'aristocrazia della terra nella Russia
dell'Ottocento, non troppo diversa da quella del nostro Sud; c'è il conflitto
etico; e poi ci sono i fratelli (Karamazov)", racconta Rubini.
Quando si rincontrano riemergono antichi rancori e vecchie ferite. Luigi
pensava di avere ormai un’altra vita, e invece il marchio di appartenenza lo
richiama alla sua origine. E non potrà nemmeno accontentarsi di un ruolo
marginale perché, spiega Rubini: “E' un
po' il percorso di Michael Corleone in Il
Padrino, quando deve fare i conti con la famiglia. Ha le caratteristiche
più degli altri per diventare il capofamiglia e sarà costretto a fare
giustizia".


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La terra
Sergio Rubini racconta una storia corale e torna a girare nell'amata Puglia. E' la vicenda di quattro fratelli che si ritrovano dopo anni di distacco, quando giunge il momento di vendere la vecchia masseria di famiglia.

12.04.2007 - Autore: Claudio Moretti