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La terra

Sergio Rubini racconta una storia corale e torna a girare nell'amata Puglia. E' la vicenda di quattro fratelli che si ritrovano dopo anni di distacco, quando giunge il momento di vendere la vecchia masseria di famiglia.

La Terra

12.04.2007 - Autore: Claudio Moretti
Il richiamo fatale che viene dalle nostre origini. Qualcosa da cui non puoi scappare. Come un elastico, più ti allontani più tornerai con violenza al punto di partenza. A richiamarti indietro è qualcosa di troppo forte, un impasto di sangue e memoria che non puoi ignorare. Così Luigi piomba dal suo tranquillo grigiore cittadino alla torbida atmosfera di un mondo che pensava ormai alle spalle.

Partendo da questo scenario Sergio Rubini racconta una storia corale e torna a girare nell’amata Puglia, ben più di una semplice location del film, ma il vero e proprio humus di tutta la pellicola. E’ la vicenda di quattro fratelli che si ritrovano tutti insieme, dopo anni di distacco, quando giunge il momento di vendere la vecchia masseria di famiglia. La proprietà, a volte, ci divide dagli affetti è la tesi di Rubini: "Gli effetti devastanti della proprietà sono noti a tutti ed è doloroso quando in famiglia arriva il momento di dividersi le cose”.

Luigi (Fabrizio Bentivoglio) torna al paese di origine, Mesagne (in provincia di Brindisi). Molti anni prima era stato cacciato da un padre violento. A Milano è diventato professore di filosofia. Nel luogo natio ritrova i suoi tre fratelli: Michele, un misero affarista, Mario, dedito al volontariato e Aldo, violento come il padre. Luigi trova un mondo di cui ha perso completamente il senso. Capisce subito di essere cambiato e si sente estraneo a quelle dinamiche di paese del Sud. Tutti i fratelli sono infatti implicati nei giri mafiosi dell’usuraio Tonino (Sergio Rubini) e forse anche in un delitto compiuto durante la processione del Venerdì Santo.

Rubini dipinge le atmosfere intense di un Sud ancora arcaico e passionale pescando dall’iconografia western. Ecco allora i dettagli degli occhi, le inquadrature dall’alto e i campi lunghissimi che lasciano ardere al sole la terra brulla. Una storia un po’ gialla e un po’ melò, un po’ commedia all’italiana e un po’ tragedia greca. Rubini pesca nel mito della Terra d’Origine e s’ispira pure a Dostoevskij. "In lui c'è l'aristocrazia della terra nella Russia dell'Ottocento, non troppo diversa da quella del nostro Sud; c'è il conflitto etico; e poi ci sono i fratelli (Karamazov)", racconta Rubini.

Quando si rincontrano riemergono antichi rancori e vecchie ferite. Luigi pensava di avere ormai un’altra vita, e invece il marchio di appartenenza lo richiama alla sua origine. E non potrà nemmeno accontentarsi di un ruolo marginale perché, spiega Rubini: “E' un po' il percorso di Michael Corleone in Il Padrino, quando deve fare i conti con la famiglia. Ha le caratteristiche più degli altri per diventare il capofamiglia e sarà costretto a fare giustizia"





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