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La Mutazione nel Cinema di Cronenberg

Nella vasta tradizione del cinema horror contemporaneo il regista che ha fatto della metamorfosi la sua cifra poetica e stilistica fondamentale è senza dubbio il canadese David Cronenberg

David Cronenberg

06.12.2006 - Autore: Adriano Ercolani
 

Nella vasta tradizione del cinema horror contemporaneo il regista che ha fatto della metamorfosi la sua cifra poetica  e stilistica fondamentale è senza dubbio il canadese David Cronenberg. La costante dell’opera di questo autore trova nel mutamento anatomico – a cui sempre si accompagna anche quello interiore – il mezzo più efficace per raccontare per immagini le contraddizioni e le ambiguità del suo modo di vedere il mondo. Se pensiamo ai suoi primi horror, da “Il demone sotto la pelle” (Shivers, 1975) a “Rabid, sete di sangue” (Rabid, 1977 ), ma soprattutto quel “Brood – La covata malefica” (The Brood, 1979) che è probabilmente il miglior prodotto del periodo pre-americano, ci si accorge immediatamente come il processo di cambiamento somatico che si innesca nei personaggi e conseguentemente nella storia rappresenta una metafora neppure troppo nascosta che spiega attraverso il mezzo cinema l’alienazione di cui soffre la società contemporanea. Portando avanti questo discorso Cronenberg arriva ad attaccare l’establishment della comunicazione di massa con il suo primo, grande capolavoro, quel “Videodrome” (id., 1983) che sintetizza con rara efficacia il processo deviato di auto-fagocitazione che l’individuo subisce nei confronti del medium (in questo caso la TV).

   

Fare cinema in America significa prima di tutto concepire questo mezzo in maniera diversa, e cioè attraverso il possibile confronto con un pubblico il più vasto possibile: questo adeguamento di Cronenberg a quelle che impropriamente chiamiamo “leggi di mercato” ha portato anche ad una riscrittura dell’horror con lo splendido “La mosca” (id, 1986), una delle più lucide testimonianze di possibile convivenza tra cinema personale e prodotto d’intrattenimento. In questo film la metamorfosi torna ad essere mostruosa, esplicita, tanto ributtante negli splendidi effetti di trucco di Chris Walas quanto dolorosa e toccante nell’umanità dell’essere che diventa alla fine il protagonista Seth Brundle/Jeff Goldblum.

 

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