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"La maschera di scimmia"

"La maschera di scimmia"

maschera di scimmia

14.04.2003 - Autore: Luca Persiani
Jill Fitzpatrick è uninvestigatrice privata che dopo diversi anni ha lasciato la polizia, senza ottenere troppi successi sul lavoro e decisamente scontenta della sua situazione di single. Deve indagare sul caso di Mickey, una giovane studentessa invischiata nel torbido mondo dellambiente letterario della poesia, scomparsa misteriosamente nel nulla. Le cose si complicano quando Jill si innamora della affascinante professoressa di Mickey, Diana, e intreccia una relazione con lei, con il consenso interessato di Nick, marito di Diana     Il giudizio Un noir erotico con una grande protagonista e una bella rappresentazione della sensualità e delle ambiguità emotive di un rapporto amoroso, purtroppo privo di mordente nei suoi elementi gialli. Accattivante ma non del tutto riuscito.     Il commento Un film di donne, a cui la cinematografia australiana ci ha ormai abituato (vedi lottimo A fistful of flies, di Monica Pellizzari), diretto dalla Samantha Lang di cui ricordiamo lopera prima malamente distribuita in Italia Il pozzo, e scritto da Anne Kennedy che ha adattato il romanzo omonimo di Dorothy Porter. Un film che si muove su due linee intrecciate: quella del noir a chiave (lo spettatore è sfidato a smascherare lassassino) e quella dellamore omosessuale fra le due protagoniste. E chiaro quasi subito che ciò che interessa veramente alla Lang non sono tanto gli stilemi polizieschi, quanto lesplorazione delle ambiguità e delle tensioni generate dal rapporto tra Jill e Diana. La regista non si da problemi a mostrare con forza e precisione questo amore, trattando con notevole dolcezza ed erotismo i numerosi momenti intimi fra le due amanti. Ma il film è anche la storia di come un amore si può inquinare poco a poco, quasi banalmente, fino a mostrare come le basi del rapporto siano costruite non tanto sullaffetto, ma addirittura sulla perversione. Per raccontare questo, La maschera di scimmia si affida al parallelo plot giallo, che va ad incrociarsi impercettibilmente alla storia fra Jill e Diana. Dal confronto fra i due aspetti del film è però proprio questo plot giallo, di stampo chandleriano, che esce più malconcio e, in definitiva, meno motivato e interessante. Poetessa maledetta perversa, ninfomane e un po patetica, la figura di Mickey non si può certo dire particolarmente interessante o originale, e rarissimi veri momenti di suspense sono offerti da una trama gialla che va avanti troppo lentamente e si risolve in maniera piuttosto pretestuosa e poco convincente, affogata in una programmatica freddezza di messa in scena che alla lunga non favorisce certo lazione. Fastidioso è anche il tono di alcuni dialoghi e voci fuori campo di evidente stampo letterario, che suonano magari azzeccati quando a parlare sono i viscidi membri dellintellighenzia letteraria, ma sono completamente fuori luogo quando capitano in bocca a Jill, che è entrata in polizia a diciannove anni e a suo stesso dire non ha ricevuto una vera educazione, né è unappassionata di letteratura. Oltre alla performance dellottima Diana incarnata sullo schermo da Kelly Mc Gillis, quello che rimane impresso del film è il magnifico volto quasi bergmaniano e il corpo contraddittorio di Susie Porter (che vedremo prossimamente in Star Wars: Episode II), perfetta incarnazione di un personaggio femminile di investigatore forse per alcuni aspetti poco credibile ma non per questo meno appassionante, la cui bella complessità è resa con puntualità e precisione dallattrice. Il classico, difficile binomio forza/fragilità è il punto interessante della personalità di Jill, unito ad una sessualità vissuta senza problemi come raramente vediamo descritta sugli schermi cinematografici. Ed è da questo eros spogliato, esibito, trattenuto o sprecato che viene gran parte della forza del racconto, della tensione emotiva e dellinteresse verso un film che, altrimenti sarebbe solo un altro noir sessualmente acceso senza troppe colpe ma privo di una vera scintilla di vita.  
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