“Da piccolo, quando ero a casa mia e pioveva sulle lamiere, chiudevo gli occhi e mi sembrava di sentire gli applausi. Adesso quegli applausi sono veri, siete voi. E io sento il calore di una famiglia. Mi sento a casa, la mia famiglia è il cinema”. La più bella favola di questo Festival di Cannes è forse quella di Marcello Fonte, l'attore scelto da Matteo Garrone come protagonista del suo Dogman, che ha vinto il premio per l'interpretazione maschile. Fonte, cresciuto alla periferia di Reggio Calabria, arriva al cinema quasi per caso, grazie al fratello scenografo che lo invita a Roma per prendere parte a uno spettacolo come musicista di strada (Marcello suona il rullante in una banda musicale locale).
FESTIVAL DI CANNES: ECCO TUTTI I VINCITORI.
FESTIVAL DI CANNES: ECCO TUTTI I VINCITORI.
Il trasferimento a Roma avviene nel 1999. Marcello non tornerà più indietro. Ma il passaggio al cinema è lento: lavora come custode del Teatro Valle e del centro sociale romano Nuovo Cinema Palazzo. Si fa strada nel cinema lavorando come attrezzista sui set, poi si imbuca letteralmente come comparsa per mangiare i “cestini”, lui che non aveva un euro in tasca e viveva in una cantina di 14 metri quadri da lui occupata, priva di luce, acqua e servizi igienici.
Prima di ottenere il ruolo del “canaro” in Dogman (ispirato a un tragico fatto di cronaca avvenuto alla Magliana, a Roma, nel 1988), Fonte co-dirige e interpreta Asino vola, presentato al Festival di Locarno, appare in Corpo celeste, Io sono Tempesta, ma anche nella serie tratta da La mafia uccide solo d'estate e persino in Don Matteo. Una strada in ascesa che lo ha portato a salire sul palco di Cannes per ritirare un premio ambitissimo, consegnatogli per giunta da Roberto Benigni.
LA NOSTRA RECENSIONE DI DOGMAN.
LA NOSTRA RECENSIONE DI DOGMAN.
Ironia della sorte, proprio Benigni era l'attore a cui aveva pensato inizialmente Garrone per il ruolo. “Avevo già allora l'idea di un personaggio che avesse anche un registro comico – ha detto il regista all'Ansa - perché comunque Marcello nel film per me è una sorta di moderno Buster Keaton. Quell'elemento comico, che volevo ci fosse soprattutto nella prima parte del film, mi aveva fatto pensare a Roberto, poi ho trovato Marcello”. Una vera folgorazione, avvenuta anche questa per puro caso. “Un giorno, durante le prove di uno spettacolo con ex detenuti, uno di questi è morto all’improvviso – spiega Garrone a Vanity Fair – Marcello sapeva la parte a memoria e lo ha sostituito. Quando il mio responsabile casting è andato a vedere lo spettacolo per scegliere un po’ di attori da provinare, lo ha trovato lì. È strepitoso”.
“Sognavo in silenzio l’arte da un cantina occupata e mi imbucavo sui set per mangiare il cestino. Ero un intruso”, ha ammesso Fonte in un'intervista condotta dall'Huffington Post. Ora quell'intruso è diventato un grande protagonista del nostro cinema migliore.