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Klaus Kinski, attore depravato del cinema mondiale

Klaus Kinski, attore depravato del cinema mondiale

Klaus Kinski

27.02.2001 - Autore: Luca Perotti
Si dovrebbe giudicare un uomo per le sue depravazioni. Le virtù possono essere simulate. Le depravazioni sono reali. Questa citazione tratta dallautobiografia di Klaus Kinski, All I need is love riassume adeguatamente lindole perversa e selvaggia dellattore nato a Sopot, in Polonia, nel 1926 e morto dieci anni fa nella sua casa di Lagunitas in California. La sua autobiografia, edita nel 1989 e ritirata successivamente per motivi legali, e solo recentemente ripubblicata, è un romanzo permeato da unimpronta viziosa e animalesca in cui molteplici e dettagliati sono gli incontri sessuali; un leit motiv che percorre trasversalmente una vita e una carriera costantemente sullorlo dellesaltazione e delloltraggio: verso se stesso, verso gli altri, verso il suo regista feticcio, Werner Herzog, con il quale Kinski ebbe un rapporto di odio-amore condotto sul confine dellegocentrismo maniacale, decisamente patologico. Herzog, nel recente documentario dedicato a Kinski (Il mio nemico più caro) sviscera con nostalgia i termini di un rapporto giunto fino alla reciproca e sincera minaccia di assassinio, soprattutto in conseguenza degli attriti sui set dei cinque film in cui collaborarono: Aguirre, furore di Dio; Nosferatu, Fitzcarraldo, Woyzeck, Cobra Verde. Listeria di Kinski alterava regolarmente larmonia del set, la sua furia si scatenava, incontrollata e per futili motivi, sui membri della troupe o sul produttore, minacciando continuamente il fallimento dei progetti e spingendo perfino le comparse indigene di Aguirre a offrirsi di ucciderlo, gratis, pur di toglierselo di torno. Figlio di un cantante dopera, Kinski scopre la vocazione per il teatro a Berlino dopo una breve carriera militare (prese parte alla seconda guerra mondiale durante la quale fu fatto anche prigioniero); la sua recitazione si compone dei caratteri peculiari della sua personalità: indisciplina, incontenibile frenesia, collera immotivata. La sua infanzia, caratterizzata, si dice, da precoci esperienze sessuali con la sorella, è decisamente povera. Klaus giura alla madre di essere disposto a tutto pur di guadagnare tanti soldi e ricambiare il suo coraggioso affetto. E questa fissazione influenzerà le sue scelte mercenarie, la sua partecipazione a film scadenti ma ben retribuiti, il rifiuto di un ruolo in I predatori dellarca perduta di Spielberg perché economicamente svantaggioso; la sua partecipazione, soprattutto negli anni settanta, a film horror dozzinali come lultraviolento Jack lo Squartatore (1976), ovviamente nella parte del protagonista. Una giovinezza segnata da un soggiorno in manicomio e da una grave infezione alla gola che lo mise in serio pericolo di vita. Si racconta, tra verità e leggenda, che, non avendo sufficiente denaro per le cure necessarie, ottenne un prestito dallambasciata per leventuale operazione. Ma lattesa di un appuntamento con uno specialista era insopportabile come il dolore tanto che, in preda alla disperazione, Klaus si sarebbe estirpato linfezione da solo, affondando la lama del coltello nella gola. E risparmiando un sacco di soldi. La sua vita sentimentale fu costellata da quattro matrimoni. Da quello con Ruth Brigitte Toecki, nacque Nastassja. Altrettante le separazioni, lultima nel 1989 dopo due anni al fianco dellattrice italiana Deborah Caprioglio. Kinski ha recitato in più di centocinquanta film. Oltre a quelli girati solamente in nome del vile denaro, vanno ricordate le sue apparizioni nella parte di un furioso anarchico in Il Dottor Zivago di David Lean; quella del gobbo in Per qualche dollaro in più di Sergio Leone, o in Buddy Buddy, lultimo film di Billy Wilder. La sua fisionomia sinistra e lo sguardo crudele furono un ovvio lasciapassare per i ruoli del cattivo, o per quelli fortemente ambigui (interpretò anche il Marchese De Sade in Justine diretto da Jesus Franco). Ma lespressione massima del suo controverso temperamento risiede nei cinque film diretti da Werner Herzog. Memorabile è il suo incedere spavaldo, col corpo teatralmente teso in una magnetica trance alla guida dei rivoluzionari in Aguirre; irripetibile la consonanza con linfernale vampiro Nosferatu, o la spietatezza di Woizcek. In queste figure, avviene la magica adesione uomo-personaggio; linsana ferocia, lassatanata carnalità, la corporalità impetuosa, si fondono in una vis attorica difficilmente eguagliabile. Unaltra citazione dalla sua autobiografia recita: Io sono il mio solo Dio, la mia sola giuria, il mio solo esecutore.... Lo immaginiamo mentre la urla sul palco di qualche sperduto teatro berlinese, solo contro tutti, aggredendo verbalmente chiunque gli capiti a tiro. Insultando, bestemmiando e sputando. Atteggiandosi a messia, convinto di essere un genio. Ma rimane impressa anche linquadratura finale del documentario di Herzog: il sorriso di Klaus perseguitato da una farfalla che, per niente intimidita, si posa sul suo volto. Ignara delle sue nefandezze, e perfettamente a suo agio. Il contatto tra la delicatezza e la brutalità. Tra la purezza e il vizio.