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Io Danzerò: l'esplosiva Soko si racconta al Biografilm Festival

Volto del Biografilm Festival di Bologna, l'artista francese ex di Kristen Stewart si conferma pronta a tutto

12.06.2017 - Autore: Mattia Pasquini (Nexta), da Bologna
La vediamo volteggiare nel manifesto ufficiale del Biografilm Festival di Bologna (in corso, fino al 17 giugno), che riprende una delle affascinanti immagini di Io Danzerò di Stephanie Di Giusto, del quale è protagonista. Ma basta incontrare Soko - al secolo Stéphanie Sokolinski, da Bordeaux - per rendersi conto di quanto la sua personalità, non solo artistica, sia talmente forte da trascendere il film (presentato anche a Cannes) che racconta la incredibile vita di Loïe Fuller, la 'Danseuse' del titolo originale, pioniera del balletto moderno statunitense insieme a Isadora Duncan.

Ce ne parla la stessa giovane attrice e cantante, notissima anche per la sua attività online e per i DJ set (come quello tenuto al Parco del Cavaticcio nella serata inaugurale), ma soprattutto per le sue apparizioni in film recenti come Il club delle promesse, À l'origine, Augustine al fianco di grandi nomi del cinema transalpino e internazionale. Una trentunenne carica di energia e molto determinata… Disposta a tutto per realizzare i suoi sogni e le sue passioni, e per esprimersi artisticamente, anche a rischiare la pelle!



Soko, la grande interpretazione di Io Danzerò sembra dipendere anche da una particolare comunione con il personaggio, cosa ha sentito di avere in comune con Loïe Fuller?
Era una donna impegnata, un personaggio ricco e profondo nel quale mi sono immedesimata davvero tanto. Il nostro voleva essere anche un omaggio a una tale figura. Per altro, paradossale, considerato che si trattava di una donna che per tutta la vita soffrì il fatto di avere così tanti imitatori e che non ha mai voluto essere filmata. La regista Stéphanie Di Giusto mi parlò del film per la prima volta otto anni fa, ed è stata una esperienza incredibile realizzarlo. Vorrei solo che la vera Loïe potesse essere orgogliosa di quel che abbiamo fatto.

Una donna forte, in molti sensi, come si vede anche dallo sforzo richiesto da quel vestito e quelle coreografie. Sono stati un problema anche per lei?
Per le riprese abbiamo utilizzato tre diverse versioni dell'abito, per realizzare il quale sono stati necessari circa 140 metri di tessuto… Non a caso il film ha vinto - meritatamente - il Cesar per i Migliori Costumi. Il primo era fatto come l'originale, con le lenzuola del letto: pesantissimo! Come anche i bastoni che usavo per gli allenamenti. Riuscivo a tenere le braccia tese e sostenerne il peso per un paio di secondi, tanto che la regista mi aveva proposto che a farlo fosse una controfigura. Ho rifiutato, decisamente! Per interpretare un ruolo così devi sentire il dolore, la fatica, la puzza del tuo stesso sudore sul vestito, talmente madido da doverlo appendere perché si asciugasse, alla fine. Puoi essere il miglior attore del mondo, ma si tratta di qualcosa che non puoi fingere… Se non provi certe cose su di te non puoi interpretare certi ruoli. Anche se alla mattina mi svegliavo dolorante al punto da non riuscire a mettermi i calzini e aver bisogno di un osteopata. Per farlo mi son allenata sette ore al giorno per due mesi. Per fortuna però gli altri abiti erano più leggeri, come quello usato nella scena finale, in seta. Il problema in quel caso era dato semmai dal fatto di dover recitare su una piattaforma sopraelevata, a tre metri da terra, al buio e con le luci che mi accecavano… e io soffro di vertigini! Ho davvero rischiato di cadere. È stata la sfida più grande; mi auguravo semplicemente di non morire…

Anche la musica è stata molto importante, un mezzo espressivo che forse sente più proprio rispetto alla danza?
Non ho mai avuto una grande esperienza in questo senso, a parte le poche lezioni di danza prese da bambina… ma ero un piccolo ippopotamo grasso, piuttosto goffo, privo di ogni grazia. Quando ho iniziato a lavorare al film avevo appena terminato - il giorno prima! - Voir du pays di Delphine e Muriel Coulin, su una militare appena tornata dall'Afganistan: un film molto mascolino e violento, anche emotivamente. Ho iniziato ad allenarmi da subito, anche ad essere più leggera e femminile. E questo mi ha davvero salvato, perché il set precedente era stato molto duro. Mi sono sentita forte, anche fisicamente, per esserci riuscita. È stato tutto molto diverso dal solito: essere una musicista è un viaggio in solitaria, ho io la responsabilità di tutto, ma compongo e creo quando sono ispirata, anche fosse di notte, puoi farlo quando vuoi. Nella danza, invece, devi essere preciso, rigoroso, fare pratica ogni giorno. Devi arrivare a fare in modo che il tuo corpo sia il tuo miglior amico. Con la musica so come suonare o usare la mia voce, è facile, ma quando balli è tutta un'altra cosa… Ma la sensazione di ballare all'Opera Garnier di Parigi, con i miei genitori in prima fila come comparse, mi ha ripagato di tutto. Anche se abbiamo dovuto girare la scena tra la mezzanotte e le dieci di mattina, mi sono sentita come una vera ballerina.

Oggi ci sono delle icone come Loïe Fuller?
Direi Bjork e Madonna. Due donne che hanno raggiunto una posizione forte, che hanno inventato qualcosa di unico e che gestiscono i loro spettacoli, come lei.



Per riuscirci bisogna sacrificare molto però…
Tutto, a volte. Ma anche io, non ho più una vita privata, non faccio che lavorare. Ho approfittato del Biografilm di Bologna per incontrare i miei genitori, che sono venuti qui per stare con me dopo un anno che non ci vedevamo.

L'altra faccia della medaglia di essere una donna tanto libera e indipendente?
Sicuramente. È il dedicare completamente la propria vita alla propria passione che definisce un artista. Quando Madonna ha visto il film mi ha detto che era "esattamente" come la sua vita. E anche come la mia. Come ogni vero artista, affronteremmo di tutto per riuscire ad esprimerci. È una necessità assoluta, vitale. A ogni livello. Come dimostra la Fuller, una femminista fantastica, completamente a suo agio con la propria sessualità. Oggi è diverso, la gente è incoraggiata a essere unica, a prescindere dal proprio genere o inclinazione sessuale. Io credo che esistano solo esseri umani buoni o cattivi, non credo di vedere più le persone secondo il loro aspetto o sesso. E lei fu ammirevole anche in questo senso.

Come donna e come artista?
Si, rifiutò di essere inserita in una categoria come ballerina. Ideò tutto quello che riguardava il suo spettacolo, dalle scenografie alle luci, dai costumi alle coreografie. Sperimentando a ogni livello, iniziando una scuola, senza dover scegliere tra un modo di essere e l'altro. E io cerco di fare lo stesso. Ho deciso di fare la mia musica, di fare l'attrice, di dirigere i miei video e presto un film che sto scrivendo. E se volessi creare moda e dei vestiti, lo farei. Studierei per farlo, e mi preparerei, ma se volessi punterei a riuscirci. Perché è quel che sento, quello che mi fa stare bene.