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Intervista a Ferruccio Amendola

La mia unica novità è che quando ho iniziato io si doppiava quasi in toscano, il più pulito possibile, non vi era alcuna inflessione dialettale nella recitazione. Io ho introdotto uno stile parlato, come le sto parlando in questo momento. Ho trovato il pubblico disponibile.

Intervista a Ferruccio Amendola

30.11.2000 - Autore: Francesca Camerino
Ha raggiunto una popolarità personale che gli consente di lavorare al di fuori della società di doppiaggio, di essere indipendente e mettersi a disposizione ogni volta che serve. E\' la voce più rappresentativa e il principale esponente di una forte tradizione che non ha eguali nel mondo, quella italiana. Ferruccio Amendola mi dedica un po del suo tempo. Lo raggiungo per telefono. Una voce pastosa mi giunge allorecchio - \"Buongiorno\" - Sembra di parlare con Robert De Niro. Misurato, affabile, di poche parole, preferisce parlare di se stesso piuttosto che di Majors e industria.   Nel 1932 fu inventato il doppiaggio e le Majors hollywoodiane iniziarono a doppiare i loro film prima di esportarli. Nel rapporto tra Majors e doppiaggio pensa che oggi la situazione si stia evolvendo?   Non mi sembra proprio.   Ci stiamo avvicinando anche in Italia alla visione di film in versione originale?   Non credo proprio. Il nostro pubblico è abituato a visionare le pellicole in italiano: nonostante tutto.   Quali sono i tempi tra lassegnazione e lincisione del doppiaggio?   Un tempo quando ho iniziato si poteva lavorare con calma. Oggi, a scapito del prodotto, si ha una fretta indiavolata. Soprattutto in campo televisivo le emittenti che acquistano il prodotto hanno necessità di trasmetterlo entro breve tempo. Ma i nostri doppiatori alla ristrettezza dei tempi sopperiscono con la grande professionalità. E poi ormai è la concorrenza che decide i tempi e i costi.   Lei ha doppiato i più celebri attori americani: è la voce italiana di Sylvester Stallone, Robert De Niro. Secondo lei qual è lo stile recitativo che lo ha reso famoso?   La mia unica novità è che quando ho iniziato io si doppiava quasi in toscano, il più pulito possibile, non vi era alcuna inflessione dialettale nella recitazione. Io ho introdotto uno stile parlato, come le sto parlando in questo momento. Ho trovato il pubblico disponibile.   Il suo primo lavoro come doppiatore è quello del bambino di \"Roma Città aperta\". Cè una tradizione nella sua famiglia?   Si. I miei genitori e nonni erano tutti attori. Addirittura era mia nonna ad insegnarmi le parti da bambino. Quello del doppiaggio in \"Roma città aperta\" è un episodio a sé stante. Ho scoperto il doppiaggio successivamente, infatti la mia carriera di doppiatore inizia alletà di ventisette anni.   Cosa mi dice in merito alla nuova generazione di doppiatori ? Ce nè qualcuno, secondo lei, che spicca in maniera particolare ?   Direi che sono tutti più o meno bravi. Mi piace dirigerli. Il problema è che non hanno il tempo di maturare. Cè troppa fretta di incidere. Purtroppo i limiti temporali e i vincoli economici fanno diminuire i margini di autonomia professionale dell\'attore-doppiatore e non permettono ai giovani di crescere. Vengono chiamati i più bravi perché non c\'è tempo di imparare. Vanno avanti quelli che riescono ad imparare da soli. Chi vuole iniziare a fare il doppiatore deve seguire una scuola di recitazione. A tuttoggi non ci sono scuole serie di doppiaggio.   A cosa sta lavorando in questo momento?   Non per la Tv: è tanto che non faccio il doppiatore per le fiction in quanto non mi propongono niente di interessante (cè una nota polemica nelle sue parole). Sto lavorando a due pellicole: doppio il personaggio di Stallone nel thriller \"Carter\" e quello di Robert De Niro nella commedia \"Meet the Parents\", entrambe gia uscite nelle sale americane.   Quale personaggio tra quelli che ha doppiato preferisce?   Non ho preferenze, ma solitamente doppio attori poliedrici che interpretano personaggi di vario genere.  
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