

NOTIZIE
In morte di un italiano
La folla si accalca intorno alla camera ardente. Giovedì, alla Basilica di San Giovanni, Roma darà l'estremo saluto al suo Alberto Sordi.

12.04.2007 - Autore: Ludovica Rampoldi
Cè una luce strana a Roma, oggi. Un sole triste, e tanta gente per le strade. Sulla scalinata del Campidoglio ci sono anziani e ragazzini, tassisti che parlano tra loro, auto blu che scaricano politici e presidenti. A guardare piazza Venezia, o le stradine di Trastevere, pensi che non è vero che Sordi non ha mai avuto figli: sono orfani, i romani che sono qui.
La folla affluisce sempre più numerosa: alle 17.30 sarà allestita la camera ardente in Campidoglio, aperta fino a domani. Poi, giovedì, alle 10 di mattina, si terranno i funerali: non più nella chiesa degli Artisti a Piazza del Popolo, come era stato annunciato in primo momento, ma nell enorme Basilica di San Giovanni. Laffluenza prevista lo impone.
Come sempre accade, sarà la morte a dare la definitiva consacrazione alla figura di Albertone, che la critica ha rivalutato solo da poco: il Leone dOro alla carriera nel \'95 è stato come riconoscere tardivamente uno sbaglio, un errore di valutazione. Come anche il diploma di attore dellAccademia dei Filodrammatici (negatogli 62 anni prima quando fu bocciato per la sua inconfondibile dizione), che Sordi commentò così: Oggi prendo il diploma di attore, ma questo vuol forse dire che per sessanta anni sono stato un abusivo?!.
Come attore comico Sordi ha faticato molto per essere preso sul serio dai critici, e uno dei suoi più grandi rimpianti è di non aver mai ricevuto lOscar: in America era amatissimo, ma il problema era che avrebbe dovuto candidarmi lItalia. La stessa Italia che in 190 film Alberto non ha mai smesso di rappresentare in tutti i suoi aspetti meno gradevoli, indossando sempre i panni del cittadino medio. Vigile, magistrato, detenuto, soldato, medico della mutua, seduttore, tassinaro, borghese.
Personaggi piccoli piccoli, biechi, vili, corrotti, strafottenti, in cui è impossibile non ridere dei peggiori vizi del costume nazionale. Irridendo lItalia arrogante e furbastra, Sordi ha creato dei capolavori di comicità che non sentono il passaggio degli anni, che anche gli adolescenti conoscono a memoria, battuta per battuta. La meschinità della piccola borghesia, la crescente americanizzazione degli stili di vita, il servilismo, la furbizia maliziosa. Bersagli che la sua satira ha colpito dal dopoguerra in poi, descrivendo miserie e nobiltà dellarte dellarrangiarsi.
Se Sordi ha rivoluzionato la recitazione dellattore comico, è stato capace di dare delle struggenti interpretazioni drammatiche: la tragedia della vita è appena poco oltre il sorriso, come testimonia la cruda amarezza di molti suoi film, da La grande guerra a Un borghese piccolo piccolo, dove Alberto è un servile impiegato ministeriale corrotto che si tramuta in improbabile giustiziere quando suo figlio viene ucciso.
Nessuno più è riuscito a dipingere lItalia con tanta precisione, con tanta minuziosità, con tale realismo di particolari, come avevano fatto Sordi e tutti i protagonisti della dorata stagione della commedia allitaliana. Quei protagonisti, oggi, sono tutti morti. Gassman, Mastroianni, Tognazzi. Quella generazione capace di sfornare tre film allanno, tutti indimenticabili. Di farci ridere di gusto dei nostri difetti, di farci conoscere più a fondo. E per questo che la morte di Sordi ha creato un vuoto così grande, nel cuore delle persone. Non se va via solo un grande attore, ma è come se fosse calato definitivamente il sipario su quegli anni, su quella sensibilità, su quel talento. Siamo un po tutti orfani, ma di eredi, in giro, per il momento non se ne vedono.