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Immortal ad vitam
Il geniale e visionario disegnatore di fumetti Enki Bilal porta sullo schermo un film unico dove tre attori in carne e ossa convivono con divinità, mutanti e umani creati al computer. Il tutto è avvolto in una scenografia tridimensionale meravigliosa.

19.05.2009 - Autore: Aaron Pang
Regia di Enki Bilal
Con Linda Hardy, Thomas Kretshmann e Charlotte Rampling
New York 2095 una piramide galleggia sopra Manhattan sotto la popolazione vive su tre livelli della città. Uomini, mutanti ed extraterrestri vanno apparentemente d’accordo.
In tempo di elezioni i destini di un carcerato, una donna dai capelli blu e una divinità condannata a morte stanno per intrecciarsi.
Jill Biskop (la bella e anche brava ex miss Francia Linda Hardy) è una donna dai poteri misteriosi che però non riesce a ricordare molto della sua vita. E’ aiutato da una dottoressa (Charlotte Rampling) che scopre che il corpo di questa donna è nato da soli tre mesi.
Horus è un dio immortale che però è stato condannato a morte dai suoi simili. Gli restano sette giorni di vita per compiere la sua missione. Sette giorni per trovare un corpo che possa ospitarlo e sopratutto sette giorni per trovare Jill e procreare con lei.
Alcide Nikopol (Thomas Kretschmann) un prigioniero politico condannato a 30 anni di carcere è l’uomo ideale per Horus. Horus così, una volta trovato in Nikopol un perfetto tramite dovrà trovare Jill prima che sia troppo tardi.
Il film costato 23 milioni di euro è liberamente ispirato ai fumetti di Bilal “La foire aux Immortels” e “La femme Piege”. Il regista nato a Belgrado e poi trasferitosi in Francia dove ha scoperto l’arte, i fumetti e il cinema è al suo terzo lungometraggio dopo \"Bunker Palace Hotel\" e \"Tykho Moon\".
\"Immortal ad vitam\" è un film straordinario. Un fantasy futuristico colorato di verde che cita Baudelaire e sorretto da una sceneggiatura forte e avvincente.
E ovviamente alle spalle di un progetto simile c’è un lungo e riuscito lavoro di squadra (si parla di oltre tre anni tra preparazione, lavorazione e post-produzione) ma la cosa sorprendente del film è come Bilal sia riuscito a far vivere, in maniera perfetta anche dal punto di vista narrativo, i tre attori in un mondo interamente e magnificamente creato da un computer.