Leonardo DiCaprio è Jay Gatsby, affascinante viveur in cardigan morbidissimi, organizzatore di celebri party dove la massa ancheggia secondo lo stesso ritmo. Ma si tratta di una grande bugia. L'euforia non appiana i conflitti, gli abiti brillano per brillare e nascondono la verità sotto l'apparenza dei lustrini. In film precedenti come Romeo + Giulietta, il circo della festa, occultava la reale identità degli avventori, sospendendo momentaneamente l'odio di due famiglie rivali, in Moulin Rouge, il divario di classe, e anche ne Il Grande Gatsby, il party mistifica l'assioma della superficialità: tutti si riuniscono nello stesso posto con grande entusiasmo ma nessuno sa chi è l'altro o prova un minimo di affezione per esso.

Ma il più grande punto interrogativo sulla regia enfatica del regista australiano, è se Il Grande Gatsby riesca a catturare non il melodramma pop – genere attraverso il quale Luhrmann paga il tributo all'opera italiana sbrinandolo con nuove soluzioni visive e colonne sonore contemporanee, e assente nel romanzo – ma il lucido racconto di passioni, di illusioni perdute e del tempo che si è passato a rincorrerle mentre sfuggivano, perché irreali e quindi irraggiungibili. Il tono del romanzo è l'analisi di Fitzgerald, più vicina agli schemi del noir, sui mali del suo tempo e del suo animo, un bilancio di sbagli ed errori commessi nel corso di una vita e di una stagione dell'America anni '20. Quella degli slogan, della febbrile esaltazione e dello yes we can.

Per chi ci ha creduto veramente non c'è scampo, si paga con la vita il fallimento di quegli ideali, a meno che non ci si scopra capaci della superficialità di Tom e Daisy: “Erano gente sbadata Tom e Daisy, sfracellavano cose e persone e poi si ritiravano nel loro denaro e nella loro ampia sbadataggine”. Gatsby dà forma all'illusione, materia di natura sfuggevole affetta da bidimensionalità, ed è per questo che la scelta del 3D appare incomprensibile e preoccupante. Baz Luhrmann riuscirà a misurarsi con la consistenza della nostalgia e non della disperazione? Perché di Jay Gatsby amiamo quel sottile e moderno malessere di vivere più dei suoi completi chiari ed eleganti e delle sue feste megagalattiche.
Interpretato anche da Tobey Maguire, Carey Mulligan, Isla Fisher e Joel Edgerton, Il grande Gatsby uscirà in USA il 25 dicembre 2012. In Italia è distribuito da Warner Bros., e potrebbe anche essere presentato al Festival di Venezia.