Il conflitto israeliano-palestinese visto da due famiglie comuni che scoprono improvvisamente che i loro rispettivi figli sono stati scambiati alla nascita per colpa di un bombardamento che ha portato all'evacuazione dell'ospedale. Un argomento scottante raccontato con la semplicità di una storia che non scade mai nella tragedia gratuita, ma sceglie toni più placidi per esaminare con curiosità e un pizzico di umorismo la scoperta di un'identità e di valori comuni tra due popoli in perenne rivalità. Questo è Il figlio dell'altra, ultima fatica, e prima a giungere in Italia, della regista francese Lorraine Levy. L'abbiamo incontrata a Roma in occasione dell'anteprima del film.
La regista ha spiegato con chiarezza il suo punto di vista nell'affrontare un tema così polarizzante: “Non volevo prendere posizione – ha ammesso – ma realizzare un film sul dialogo, dando voce a entrambe le realtà. C'è una scena, ad esempio, in cui i due padri si incontrano per la prima volta e non riescono a evitare di parlare di politica e il tono si alza. È stata difficile da girare perché i due attori erano davvero coinvolti nel dibattito politico e volevano avere entrambi l'ultima parola. Quindi abbiamo costruito la scena insieme e deciso che le voci dovessero sovrapporsi, in modo che nessuno avesse l'ultima parola”. Di conseguenza, il film è stato apprezzato da entrambe le “fazioni”: “Il mio film è stato proiettato al festival di Gerusalemme e andrà a quello di Tel Aviv. I musulmani che lo hanno visto lo hanno accolto positivamente, e sia ebrei che arabi si sono sentiti molto rispettati”. Ma c'è speranza nella risoluzione di questo conflitto? “La affido ai giovani, che desiderano vivere una vita più serena e spensierata. Questo accomuna i giovani da entrambi i lati e spero che le generazioni future si facciano largo con questo sentimento”.
In uscita il 14 marzo, Il figlio dell'altra è distribuito da Teodora Film.


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Il figlio dell'altra: "Il futuro ai giovani"
Due famiglie, una israeliana e una palestinese, uno scherzo del destino. Parla la regista Lorraine Levy

13.03.2013 - Autore: Marco Triolo