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"Driven"
"Driven"

27.06.2001 - Autore: Ludovica Rampoldi
Un film dazione ambientato nel mondo spericolato e folle delle corse di automobili della Formula1. Questo è Driven, lultimo film con Sylvester Stallone in uscita in Italia a fine agosto.
Un film che è una scommessa che Stallone si gioca in prima persona, il tentativo di riciclarsi come attore alla ricerca di quella credibilità che ormai lAmerica sembra avergli negato.
Lultima incarnazione di Sylvester Stallone si chiama Joe Tanto, un ex giovane promessa della Formula1 che, in seguito a un tragico incidente, ha abbandonato la carriera agonistica allontanandosi dalla vita delle corse per entrare in un buio tunnel. Lautodromo tuttavia ha ancora molto da insegnargli; chiamato dal proprietario di una scuderia (Burt Reynolds) a istruire e mettere in riga un giovane pilota indisciplinato, Tanto troverà lamore e scoprirà che questo è più importante dello sport, in un lieto fine che metterà tutti daccordo.
La storia damore tuttavia avrà pochissimo spazio. Il regista (Renny Harlin, già autore di Cliffhanger) ha infatti deciso di tagliare gran parte delle scene, relegando Stallone a un ruolo da comprimario. Gli amanti dello Stallone Italiano potranno vedere il loro eroe e la sua amata solo nella versione integrale in DVD.
Il progetto di Driven è molto ambizioso e anche un po ostico per il mercato americano. Negli Usa la Formula 1 è uno sport poco frequentato, e non a caso molti produttori gli hanno opposto solo rifiuti. Ma Stallone, amante delle sfide e innamorato delle corse dauto da quando a Monza vide correre Berger, ha creduto fortemente nel progetto e non ha mai desistito. Quello che lo affascinava delle gare di automobili era la profonda simbologia alla base dello sport, tutti contro tutti. La vita è una corsa, insomma. E la stessa idea alla base di Rocky, la vita è una lotta, o di Cliffhanger, dove la sfida con la vita era una montagna da scalare.
Nel cast, accanto a Burt Reynolds e Gina Gershon, compaiono anche i piloti Jean Alesi, Jacques Villeneuve e Juan Pablo Montoya. Girare non è stato semplice, durante le riprese luomo che stava provando la macchina ha sbandato sul ghiaccio e si è procurato venticinque punti di sutura alla testa.
La critica americana ha più o meno in blocco stroncato il film, definendo la trama banale, insistendo sullassurdità della gara e sulla sterilità degli effetti speciali, sulluso smodato di cliches già visti e rivisti. Il New York Times sostiene che anche i più agguerriti sostenitori della Formula1 usciranno dal cinema intorpiditi e sonnolenti. Il pubblico però, sembra aver gradito questo mix di tecnologia, adrenalina e sentimentalismi. Non resta che attendere la fine di agosto per decidere a chi dare ragione.