Will scopre allora che prima di loro viveva tra quelle mura un uomo che in preda a un raptus aveva trucidato l’intera famiglia ed era stato rinchiuso in un istituto psichiatrico. Atenton si mette sulle tracce del precedente proprietario della casa, e comincia a scoprire cose di cui mai avrebbe voluto venire a conoscenza…

Tra la fine degli anni ’80 e l’inizio del decennio successivo il regista irlandese Jim Sheridan è stato uno dei nomi più importanti del panorama cinematografico internazionale, con i suoi melodrammi vibranti e il suo impegno civile. Candidato due volte all’Oscar per la regia di “Il mio piede sinistro” e “In the Name of the Father”, Sheridan sapeva maneggiare come pochissimi altri cineasti le corde del sentimento. Col tempo però la sua vena poetica si è vistosamente affievolita – meritano però almeno una citazione altri due ottimi film come “The Boxer” e “In America” – e l’arrivo di questo suo nuovo “Dream House” conferma purtroppo tale tendenza. Il film parte come un thriller che difficilmente poteva montare su una trama tanto scontata. Quando si arriva al twist di metà storia almeno si passa da un genere che Sheridan dimostra di non saper proprio mettere in scena al più consono studio della psiche e del dolore del protagonista.
Aiutato anche dal sempre efficace Daniel Craig, il regista allora compone un quadro melodrammatico di una figura distrutta dal dolore che, seppur non originale, almeno si rivela efficace e ben orchestrato. Alla fine però la sceneggiatura scritta da David Loucka torna a muoversi sulle corde del thriller, franando completamente in una trama insulsa e in colpi di scena che proprio non ci sono.
Per quanto riguarda il cast abbiamo già detto di Craig, interprete sempre più maturo e capace di “riempire” ruoli anche non esaltanti. Molto mal adoperate le altre due protagoniste Rachel Weisz e soprattutto Naomi Watts, così come due caratteristi abusatissimi come Marton Csokas e Elias Koteas.

Basato su uno script che necessitava di ben altro lavoro di costruzione a livello puramente narrativo – i risvolti della trama si capiscono immediatamente, complice però anche un trailer che spoilera davvero troppo! – “Dream House” è un film che funziona in minima parte soltanto quando mira alla dimensione drammatica delle figure inscenate. Per il resto è cinema confuso e poco efficace. A vedere cosa sapeva fare un tempo e cosa combina invece adesso Jim Sheridan ci si stringe il cuore…
Dream House, in uscita il 3 agosto, è distribuito dalla Universal Pictures.