La giovane studentessa Jill (Camilla Belle)
è stata messa in punizione dal padre per aver sperperato un’ingente
somma di denaro in ricariche telefoniche, ed è quindi costretta a fare
da babysitter ai due figli di un famoso medico. Arrivata a casa dei
coniugi Mandrakis, Camille scopre che l’abitazione è una splendida ed
isolata villa che da su un lago. La serata con i due bambini sembra
procedere assolutamente tranquilla, fino a che iniziano ad arrivare
strane telefonate, in cui Camille sente prima soltanto sussurri, e poi
parole minacciose. Ma si tratta del solito scherzo dei suoi stupidi
compagni di classe, oppure dall’altra parte del telefono si cela
veramente un pericolo? La ragazza scoprirà sulla propria pelle
l’inquietante risposta…
Remake più o meno aggiornato dell’inquietante “When a Stranger Calls”
targato 1979, diretto da Fred Walton ed interpretato da Charles Dirning
e Carol Kane, anche questa pellicola ha subito lo scellerato processo
di “ringiovanimento” che ha colpito i rifacimenti thriller/horror
americani degli ultimi tempi.
Protagonisti assolutamente teen, con problematiche e dialoghi che
conseguentemente si banalizzano, aggiornandosi però ad una fascia di
pubblico più bassa ed appetibile. A perdere è quindi la qualità del
film, la sua profondità di scrittura e di lavorazione sui personaggi,
ma cosa importa? E se anche per protagonista si deve prendere
un’attrice che ancora non ha capito cosa significhi recitare, forse
qualcuno protesterà se il film incassa una manciata di milioni di
dollari?
Le ovvietà di storia e dialoghi rovinano quindi un lungometraggio
altrimenti interessante in alcune precise scelte stilistiche. Il fino
ad ora sopravvalutato Simon West
sceglie infatti di giocare per la maggior parte della durata del film
con lo spettatore attraverso un logorio di efficace tensione, che
adopera i mezzi classici del cinema thriller senza fare uso di
effettacci gratuiti ed inutili dosi di splatter. Il tenere nascosto il
“cattivo” fino al climax finale è un espediente che ha il vantaggio di
intrigare e lo svantaggio di lasciare la protagonista sola dentro un
unico ambiente per circa un’ora di proiezione, cosa che in alcuni
momenti risulta decisamente pesante. Se il setting è sfruttato
abilmente per creare inquietudine ed irretire con la sua gelida
eleganza, il gioco è però troppo stirato nel tempo, e risulta quindi
alla fine un po’ farraginoso.
“Chiamata da uno sconosciuto”
è un thriller di difficile interpretazione: in quanto stracolmo di
difetti ed ovvietà, soprattutto a causa dello script, ma anche
affascinante nel suo essere giocato quasi completamente sulla tensione
snervante dell’attesa. Una maggiore attenzione al ritmo della
progressione drammatica, ed una migliore scelta di casting avrebbero
senza dubbio reso questa pellicola molto più pregevole. Tutto sommato
però il risultato non è completamente da buttare.


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Chiamata da uno sconosciuto
Remake più o meno aggiornato dell'inquietante "When a Stranger Calls", anche questa pellicola ha subito lo scellerato processo di 'ringiovanimento'

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani