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Chi ben incomincia...
Nato a Roma cinquant'anni fa, Toni Garrani eredita dal padre Ivo l'amore per il teatro e dalla madre, appassionata di psicoanalisi, la tensione verso la ricerca e la curiosità.

14.03.2003 - Autore: Teresa Manuela Plati
Nato a Roma cinquantanni fa, Toni Garrani eredita dal padre Ivo lamore per il teatro e dalla madre, appassionata di psicoanalisi, la tensione verso la ricerca e la curiosità.
Ma è la sua passione per la chitarra che lo porta casualmente a prendere parte ad uno spettacolo di cabaret e, dal 1970 al 1982, a dedicarsi completamente al teatro, recitando sotto la regia di Giancarlo Sbragia, Giancarlo Cobelli, Mario Landi, Gabriele Lavia.
Il 1982 si rivela per Garrani un anno fondamentale, magico nel quale lincontro con Michele Mirabella si traduce in un sodalizio di ferro che prende la forma - per radio - di trasmissioni di successo come: Tra Scilla e Cariddi (per quattro anni consecutivi), Italian Magazzino, La luna di traverso, Divertimento musicale per due corni e unorchestra.
Nel 1986 inizia la sua avventura televisiva e, dopo una breve parentesi a Mediaset, nel 1999 conduce con Manuela Di Centa la prima edizione di Cominciamo bene su Raitre.
La moglie gli ha trasmesso un amore profondo per lAfrica. Ogni volta che può va in Kenia dove vive in un campo tendato sotto il Kilimangiaro facendo la vita da guida e il suo sogno nel cassetto è partecipare alla ParisDakar. Ad ottobre è iniziata la nuova edizione di Cominciamo Bene in compagnia di Ilaria Capitani.
Dal teatro alla televisione, passando per una lunga esperienza radiofonica.
Dal 1999 conduce Cominciamo bene inizialmente affiancato da Manuela Di Centa. Un percorso lungo e vario per approdare quindi alla conduzione di una trasmissione che raccoglie gli umori d\'Italia sugli argomenti più svariati. Cè un argomento non ancora trattato che le piacerebbe approfondire e perché?
T.G.: E una domanda difficile. Nella conduzione della trasmissione credo ci aver raggiunto più o meno quota quattrocento puntate e lunico argomento che non avevamo ancora avuto il coraggio di trattare era la paura della morte affrontato poi il 2 novembre. Abbiamo potuto dimostrare che con cultura, buon senso, curiosità e senza ricadere nel banale si può parlare di questo argomento che tuttoggi è ancora carico di tabù.
Forte di unesperienza teatrale che lha formata dandole la possibilità di interpretare volti diversi, in televisione si sente mai fuori posto?
T.G.: Sicuramente quella di oggi è lesperienza più anomala rispetto alle mie precedenti. Di fatto però figlio di un attore di prosa e di una donna che si occupava di psicoanalisi ho ereditato due facce: quella istrionica e quella intellettuale, tesa alla ricerca e curiosa.
Oggi prevale indubbiamente la seconda per quanto in entrambi i casi conservo sempre lidea di un profondo rispetto nel confronti del pubblico, il pubblico che ha pagato, ti ascolta, sta lì per te
Gigi Proietti una volta ha dichiarato: Il rapporto tra cinema e teatro nel nostro paese non cè mai stato, perché la gente del cinema ha sempre pensato che quelli del teatro siano enfatici e in effetti si può esserlo ma non sempre basta chiedere!.
Che rapporto cè - secondo lei tra teatro e televisione e soprattutto come vive il palcoscenico un attore di teatro divenuto poi conduttore televisivo?
T.G.: Gigi ha perfettamente ragione. Del resto, il rapporto che cera in passato tra cinema e teatro ha assunto oggi contorni diversi: è migliorato.
Prima cera un legame fra i due mondi di amore e odio: la televisione aveva fagocitato il cinema che attualmente, grazie a giovani registi italiani di talento, è finalmente tornato in scena.
Dal canto suo la televisione si è trasformata (anche grazie agli spot pubblicitari) in una vera e propria palestra per attori di cinema che possono avere trascorsi come attori di fiction. Questo però non vuol dire che possano essere buoni attori di teatro: sono tre palcoscenici diversi, diverso è il modo di comunicare con il pubblico, diverso è il linguaggio
Comè entrata larte dellintrattenimento nella sua vita?
T.G.: Per gioco, anche perché in famiglia con mio padre ne bastava uno.
Ma, io sono del 51 e a quei tempi non cera praticamente nessuno che non sapesse suonare la chitarra o il flauto traverso. Io suonavo la chitarra, hobby che mi ha portato a prendere parte casualmente in spettacoli di cabaret con canti popolari.
Ce nerano molti come me, ricordo Cochi e Renato, De Gregori in calzamaglia nera in giro per i teatri quando ancora non erano famosi
Agli spettacoli di cabaret è seguito il teatro, poi la radio, televisioneun caso che è diventata poi la mia professione.
Parliamo ora della sua esperienza radiofonica iniziata nell82 con Mirabella: qual era per lei il momento più bello scrivere o condurre le trasmissioni?
T.G.: La cosa magica successa con Michele è che non scrivevo, abbozzavo!
E quando si raggiunge questo livello vuol dire che la scintilla si è accesa e ha un solo nome: improvvisazione. Era fantastico.
Torniamo a Cominciamo bene. Nel corso della seconda puntata di questa edizione avete trattato largomento sullaggressività: Aggressivi si nasce o si diventa?. Lei fa un tipo di televisione che con laggressività non ha nulla a che vedere, mantenendo i toni discreti del conduttore e calorosi di un amico.
Cosa pensa di chi fa tv con la pretesa di volere bucare lo schermo a tutti i costi?
T.G.: Penso che sia unespressione azzeccata. È proprio così bucare lo schermo, con una semplice considerazione: se entri in questi giochi, ci rimani dentro, come una droga.
Si ha bisogno di una dose sempre maggiore di volgarità, rumore per continuare a mantenere la soglia di attenzione e interesse a livelli alti, un gioco a mio parere destinato a fallire.
Lei è un amante del Kenia, Ilaria Capitani dello sport: la stessa passione per il senso di libertà e la dinamicità. Che rapporto cè fra di voi e cosaltro avete in comune?
T.G.: Innanzitutto il segno zodiacale: entrambi del Toro, quindi le stesse pigrizie, paure, pignolerie e soprattutto la stessa mania di perfezione.
Per il resto, molte diversità. Lei fondamentalmente è una giornalista, abbiamo precedenti diversi che si evidenziano nel nostro modo di condurre con un altro elemento in comune: siamo due rigorosi.
Cè un sogno ancora rimasto nel cassetto?
T.G.: Fare la Paris Dakar. Mi rendo conto che non è molto professionale come risposta, avrei fatto meglio forse a dire condurre Sanremo, ma mi sembra più semplice la prima (ride). Ma è la verità: mi piacerebbe attraversare il Sahara e più vado avanti, e meno diventa realizzabile. Vedremo.