
Il trailer di Being Flynn
Tratto dal libro autobiografico di Nick Flynn, “Un'altra notte di cazzate in questo schifo di città” (edito da Mondadori), il film conferma la sensibilità del regista Paul Weitz, già candidato all’Oscar per la sceneggiatura non originale del suo “About a Boy”. In questo caso il cineasta riesce a padroneggiare la materia altamente drammatica di partenza con una lucidità narrativa e di messa in scena che sa far arrivare allo spettatore tutto il dolore dei personaggi senza però scadere mai nel trito melodramma.
Figura molto amara e umanissima, Nick è interpretato con la solita pienezza da Paul Dano, che con questa prova si conferma uno dei giovani attori più preparati della sua generazione. Accanto a lui una Julianne Moore che con pochissime scene lascia un segno indelebile. Se tutti gli attori di “Being Flynn” sono perfetti nei rispettivi ruoli è dovuto al fatto che sono il film e la storia a funzionare davvero bene. A parte qualche piccola lentezza all’inizio, il lungometraggio si sviluppa poi come racconto sincero e doloroso di un rapporto padre/figlio difficilissimo quanto toccante, dove ognuno dei due “antagonisti” deve trovare il coraggio di conoscere se stesso e affrontare le proprie pulsioni autodistruttive prima di poter abbracciare l’altro.

Ci troviamo di fronte a un’opera non facile da gestire per il grande pubblico, un film ambientato nei sobborghi poveri, tra le panchine dei parchi o negli angoli più bui delle strade di periferia. L’umanità di chi non ha nulla è sempre difficile da portare sul grande schermo, ma il film di Weitz ci riesce con un pudore e una lucidità encomiabili, senza falsa retorica o scene ad effetto create appositamente per scuotere il pubblico. No, “Being Flynn” vuole raccontare la caduta e il tentativo di risalita di due uomini confusi e deboli, tutto qui. Il risultato è senza dubbio ammirevole.
Il film non ha ancora una data di uscita in Italia.