

Il Figlio di Babbo Natale

La domanda di ogni bambino: come può Babbo Natale fare il giro del mondo in una sola notte? La risposta è un'operazione tecnologicamente avanzata al Polo Nord con un esercito di un milione di elfi in campo, un'enorme slitta supersonica e un vasto centro di controllo sotto i ghiacci del Polo. Ma anche la più sofisticata tecnologia ha un margine di errore. Quando la consegna anche di un solo regalo su seicento milioni viene meno, Babbo Natale e il suo efficientissimo figlio Steve lo ritengono un accettabile margine di errore. Ma non per Arthur Christmas, l'eccentrico figlio più piccolo. Il ragazzino mette su una sgangherata e folle missione per consegnare l'ultimo regalo dall'altra parte del globo a due ore dall'alba del Natale. Questa comica impresa riunisce la famiglia di Babbo Natale e salva il futuro stesso del Natale.

La plastilina della Aardman è entrata ormai da molto tempo a far parte, di diritto, della materia di cui sono fatti i sogni. “Wallace and Gromit”, ma anche le galline fuggitive e il topo dandy con la voce di Hugh Jackman sono tra i personaggi più riusciti dell'immaginario dei cartoon degli
ultimi anni, ancora lontani dal genio Pixar, ma abbastanza avanti
rispetto all'universo Dreamworks. E proprio la factory di Jeffrey Katzenberg ha perso molto nell'interrompere la collaborazione con questi artigiani
inglesi, che anche nell'animazione computerizzata possono dire la loro.
“Il figlio di Babbo Natale” ne è una dimostrazione lampante, eccellente fusione tra maestria tecnica e storytelling di grande fattura.
Una storia semplice, tanto per cominciare: Babbo Natale fa parte di una
dinastia che si tramanda la palandrana rossa di padre in figlio, ma
questa volta la scelta è difficile, perchè quello tra i due fratelli con
lo spirito natalizio più forte è anche un gran pasticcione. Ma
dimostrerà il suo valore in un'incredibile avventura per consegnare
l'ultimo regalo dell'anno prima dell'alba.
Grande ritmo, ottima animazione, personaggi costruiti magnificamente,
ironia e umorismo tipicamente inglesi che strappano fragorose risate a
grandi e piccini: “Il figlio di Babbo Natale” è una di quelle strenne destinate a restare un classico delle feste,
da vedere con i bambini in famiglia negli anni a venire. Arthur, il
goffo protagonista, è fantastico, ma le vere chicche sono il nonno Santa
in pensione e l'elfina impacchettatrice.
Viva la Aardman, quindi, e tutti quegli studios che fanno della
creatività e non del marketing la loro forza. Il pubblico il marketing
lo dimentica, le emozioni restano per sempre.