

Devil

Cinque estranei rimangono intrappolati in un ascensore a causa di un black-out. Ma quello che sembra un comune incidente presto si rivela ben altro, perché uno dei cinque è il Diavolo in persona!

M. Night Shyamalan cattura il diavolo nell'ascensore, ma l'appuntamento splatter
claustrofobico annunciato in partenza arriva in maniera diversa da come
ce lo aspettavamo. E il risultato è spiazzante. In un'epoca in cui Rodrigo Cortés è riuscito a girare un thriller interamente ambientato all'interno di una cassa e l'horror sbaraglia i botteghini grazie a macchine da presa che inquadrano la sola camera da letto, “Devil”
si dilunga in spiegazioni, personaggi secondari e tensione hitchockiana
che prende il posto della paura sovrannaturale. E la macchina da presa
viene anche utilizzata per riprendere ciò che accade all'esterno
dell'ascensore in cui rimangono intrappolati i protagonisti.
Realizzato dai Fratelli Dowdle (già registi di “Quarantena”, remake di “[Rec]”), “Devil”
ha una bella atmosfera gelida e, almeno per un po', il male che
serpeggia tra i cinque malcapitati bloccati nella cabina all'interno di
un grattacielo riesce a farsi sentire anche tra le poltrone della sala.
Ma una volta entrati nel secondo atto, il film esita
nell'esplorazione della paura e rallenta dilungandosi in sottotrame che
creano un'emorragia di tensione. I temi sono sempre quelli del
cinema di Shyamalan, il destino che ha un percorso per tutti noi e la
capacità di perdonare. Quello che non riusciamo a perdonare al
produttore è proprio l'appuntamento col diavolo , un main event mancato.
Data la carenza di splatter e tensione, in ottanta minuti si può anche
trovare il tempo di lasciarsi andare a qualche sbadiglio.
Il primo episodio delle Night Chronicles (attualmente Shyamalan prepara il secondo e se gli incassi vorranno ce ne sarà un terzo che integrerà un'idea sviluppata per “Unbreakable 2”)
è un'opera molto leggera che sulla carta sembrava potente. Se da una
parte Shyamalan rimane fedele al suo fare cinema e racconta una storia
come ci ha abituati - con colpo di scena finale incluso - dall'altra si
poteva pretendere anche un passo avanti da parte del regista de “Il sesto senso”, un filmmaker che forse è più un mestierante che un autore.